A Catania non sorgerà alcuno stabilimento Intel. La multinazionale statunitense, che produce chip, ha deciso di puntare altrove (Veneto o Piemonte) per un investimento da 4,5 miliardi e 3.500 posti di lavoro. Il sito individuato dalla Regione siciliana, un terzo più piccolo rispetto ai requisiti richiesti (160 ettari), sorgeva per altro all’interno di un’area a rischio sismico. La proposta è stata cassata. La trattativa, in una prima fase, era stata seguito dal Ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che aveva chiesto alle regioni di presentare i progetti. La riposta della Regione siciliana giunge il 2 dicembre, fuori tempo massimo. Musumeci, dopo aver affermato che “la Sicilia ha tutte le carte in regola per ospitare l’impianto Intel”, presenta una proposta monca: le aree identificate, di proprietà dell’Irsap, sono di appena 50 ettari, non sono contigue e non sorgono vicine ad aeroporti (come invece richiesto da Intel). Alla richiesta di integrazioni, la Regione risponde con la riforma dell’Irsap, che prevede l’ampliamento delle zone industriali e la modifica della destinazione urbanistica. Ma era già troppo tardi: il 4 gennaio, come riportato da Repubblica, l’ufficio di gabinetto del ministro scrive a quello del presidente di non aver potuto sottoporre la proposta a Intel “in assenza del rispetto dei parametri”.