Parce sepulto. Anche le sparute minoranze che non hanno mai amato Montalbano oggi renderanno omaggio ad Andrea Camilleri. Certo, non mancherà il purista pronto ad azzardare un confronto tra la tensione civile che dà corpo e anima ai libri di Sciascia e la levità dei racconti che hanno garantito a Camilleri un successo universale; e non mancherà neppure il critico irriducibile che verrà a illustrarci la distanza letteraria tra Bufalino e il cantastorie che ha fatto di Vigata il centro del mondo. Ma al di là dei dibattiti, va reso a Camilleri un merito certo e irreversibile. Ha sottratto la Sicilia alla retorica morbosa di una lotta perpetua tra il bene e il male, e l’ha restituita alla sublime normalità di una vita fatta di orrori e ammazzatine ma anche di gelsomini e fiori di zagara; di strade avventurose ma anche di tramonti invisibili e giardini incantati.