Sono cinque anni che un’allegra brigata di bulli, balilla e pagnottisti scorrazza senza ritegno e senza controlli nei giardini dorati del sottogoverno regionale. Sono cinque anni che questi bravi ragazzi, chiamiamoli così, utilizzano Palazzo d’Orleans come un bancomat per le loro vanità, i loro privilegi e i loro spericolati giochi di potere. E’ dal 2019, anno in cui la corrente turistica di Fratelli d’Italia si è insediata nell’assessorato di via Notarbartolo, che la Regione tiene aperta l’infelice stagione dello spendi e spandi, dei milioni di euro dilapidati sotto la voce “comunicazione”, dei festival inventati per foraggiare amici e faccette nere, degli imbrogli di bilancio, delle feste pacchiane alla rassegna cinematografica di Cannes, degli sprechi in nome di Vincenzo Bellini, degli azzardi e degli scandali. Ma ieri è suonata per la prima volta una campanella. Andrea Peria, il pagnottista che voleva mangiare contemporaneamente in tre piatti ripieni di denaro pubblico è stato garbatamente invitato dall’ufficio legale a lasciare la Sovrintendenza della Sinfonica: la sua incompatibilità, dovuta a un inusitato cumulo di altri incarichi, rischia di bloccare un finanziamento di undici milioni previsto dall’ultima Finanziaria e di compromettere addirittura la sopravvivenza della storica orchestra ospitata tra le colonne neoclassiche del Politeama.

Ma il suono della campanella non sta a significare, purtroppo, che la ricreazione è finita. Tra gli stucchi settecenteschi e i corridoi di Palazzo d’Orleans si trastullano ancora altri pagnottisti, altri bulli, altri unti dal Signore e soprattutto un Gran Commis al quale il governatore Renato Schifani ha riservato le stanze più sfarzose e più vicine al trono: gli ha assegnato una consulenza da sessantamila euro l’anno; gli ha intestato la presidenza della Commissione tecnica specialistica che ha diritto di vita e di morte su ogni impresa che prova a insediarsi in Sicilia; gli ha delegato le strategie sulla programmazione e anche la competenza sul mare magnum dei fondi europei. Questo Gran Commis – lo sanno ormai pure le pietre – risponde al nome di Gaetano Armao, un opaco avvocato d’affari che, da assessore all’Economia della giunta Musumeci, ha devastato non poco i bilanci della Regione; e che inspiegabilmente, pur essendo stato bocciato in maniera sonora e inequivocabile alle elezioni “presidenziali” del settembre 2022, è entrato comunque a Palazzo d’Orleans dove si trova a gestire, per grazia ricevuta da Schifani, un potere di gran lunga superiore a quello abitualmente assegnato a un vice presidente della Regione.

Se Peria è il pagnottista che voleva ingoiare in fretta e furia tutti i piatti messi a disposizione dalla Regione e ha finito per ingozzarsi, Gaetano Armao continua a navigare in tutta tranquillità tra le nebbie del sistema e a piritolleggiare tra Palermo, Roma e Bruxelles. La campanella ha tempo di suonare: non l’ascolta Schifani e, di conseguenza, non l’ascolta neppure l’intoccabile Armao. Il suo alter ego.

Resta coperto da ben altri e più potenti padrini politici anche il Balilla, regista e comprimario dello scandalo SeeSicily, la più sfrontata campagna di dissipazione del denaro pubblico. Gli atti amministrativi dell’Unione europea hanno già certificato – lo riferisce oggi La Sicilia di Catania – un buco di 10,7 milioni che, con ogni probabilità, finirà per dilatarsi fino a 20,7 milioni. Una montagna di soldi. Che ha consentito alla corrente turistica di Fratelli d’Italia di arruffianarsi i grandi gruppi editoriali, destinatari di una massa di pubblicità mai vista, e di consolidare la scalata del medesimo Balilla ai vertici del partito e delle istituzioni. Certificato il buco amministrativo resta ora da capire come si muoveranno sia la Corte dei Conti che la Procura della Repubblica, i due organi di controllo ai quali la Guardia di Finanza ha consegnato, già un anno fa, i documenti sequestrati all’assessorato regionale del Turismo. Il presidente Schifani dovrebbe forse cominciare a preoccuparsi: la corrente turistica dei patrioti controlla ancora non solo l’assessorato ma anche tutti gli organi di sottogoverno e tutti gli strumenti di potere inventati e adoperati dal Balilla per fare scempio di oltre settanta milioni prelevati dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale.