Totò Cardinale non avrà fatto i salti di gioia nell’apprendere che Peppe Provenzano, 37 anni, vice direttore dello Svimez, è un nuovo ministro del governo Conte-Bis. Al Sud per la precisione, dove prende il posto della grillina Barbara Lezzi. Durante la compilazione delle liste per le Politiche del 2018, Provenzano fu scalzato dalla figlia di Cardinale, Daniela, dalla posizione di capolista nel collegio plurinominale di Agrigento-Caltanissetta. E polemicamente rifiutò l’investitura: “Nel credevo che nel 2018 – protestò all’epoca Provenzano, sui social – al Sud ci si dovesse impegnare ancora per l’abolizione dell’ereditarietà delle cariche pubbliche, principio sancito ormai secoli fa”. E non fece mistero di avercela con la premiata ditta Cardinale, padre e figlia. La quale ha ottenuto il secondo mandato a Montecitorio, prima di rompere col Pd e passare, poche settimane fa, al gruppo misto: “Contro questa ricandidatura, frutto non delle capacità dell’onorevole ma delle pratiche trasformiste del padre – si arrabbiò Provenzano all’epoca – si era espresso, con proteste coraggiose e molto partecipate, il Pd dell’intera mia provincia d’origine. Per me quella terra vuol dire molto, soprattutto una cosa: la dignità”.

Non se ne fece nulla. Fra mille polemiche Daniela Cardinale fu eletta, mentre Peppe Provenzano – che pertanto non è un simpatizzante della corrente renziana – ha saltato un giro. Ma adesso, per lui, comincia un nuovo valzer. Senza aver preso parte alla disastrata stagione del Pd siciliano – dove il verdetto del congresso è stato ribaltato dalla commissione nazionale di garanzia – il vice direttore dello Svimez, un economista per formazione (si è laureato e ha preso un dottorato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), è entrato nelle simpatie di Nicola Zingaretti, che l’ha piazzato personalmente nella segreteria nazionale del Pd, come responsabile alle Politiche attive del Lavoro. E per un attimo aveva pensato di metterlo alla guida del partito siciliano dopo il commissariamento. Forse l’avrebbe bruciato.

Soprannominato il “compagno di Milena”, nel Nisseno, Provenzano in realtà è nato a San Cataldo (Caltanissetta) e vanta già un discreto cursus honorum in politica: è stato capo di segreteria dell’ex assessore all’Economia Luca Bianchi, durante la terrificante stagione del governo Crocetta, e consulente del Ministro Andrea Orlando, attuale vice segretario di Zingaretti, che in passato ha guidato Ambiente e Giustizia. Non ha rivestito cariche elettive, ma sa dove mettere le mani. Gli tocca un ministero arduo, come il Mezzogiorno. Va a completare il mosaico dei siciliani presenti nell’esecutivo, assieme ad Alfonso Bonafede, confermato alla Giustizia, e Nunzia Catalfo, di Catania, che prende il Lavoro al posto di Di Maio. Sarà l’unico esponente siciliano del Pd (ma che si è fatto fuori, dato che risiede a Roma ormai da anni).