Una mozione di censura “per le gravi offese rivolte al primo cittadino e all’intera Comunità paternese”. L’hanno presentata i deputati autonomisti dell’Ars, Pippo Compagnone, Totò Lentini e Roberto Di Mauro, nei confronti dell’assessore al Turismo, Manlio Messina, all’indomani delle accuse sganciate sui social nei confronti del sindaco di Paternò, reo di aver comunicato il passaggio di una tappa del Giro d’Italia dalla sua città. Per inciso, i “censori” e Messina appartengono alla stessa maggioranza.

“La politica, a volte – non sempre per fortuna – mi lascia basito, senza parole direi. Stavolta però le parole non mancano, anzi escono da sole”, è stato l’attacco di Messina, che in un post chilometrico ha sottolineato la “maleducazione istituzionale” del sindaco per “aver anticipato una notizia”, cioè il passaggio della corsa da Paternò, “ancora prima di chi finanzia e organizza l’evento. Con l’aggravante di non aver nemmeno ringraziato la Regione per l’impegno economico profuso”. Nella mozione, i tre deputati regionali deplorano i toni “oltremisura polemici” adottati dall’assessore Messina “caratterizzati da una violenza verbale propria di ideologie certamente non democratiche e irrispettose delle altrui idee.

“Aver ritenuto – si legge nella mozione di censura – la diffusione di un’importante notizia per la comunità di Paternò, un privilegio esclusivo, degrada il quotidiano lavoro profuso da ciascun amministratore locale e i frutti di esso a merca occasione per una ribalta mediatica, anziché ordinario impegno verso la comunità amministrata e questo offende prima di tutti i cittadini”. Le esternazioni dell’assessore regionale Messina vengono definite “inadeguate” dai tre esponenti autonomisti che chiedono al presidente della Regione di “prendere atto della censura e provvedere senza indugio alcuno alla rimozione dell’assessore regionale per il Turismo, Sport e Spettacolo e alla conseguente sostituzione”.

Messina ha risposto dalla colonne de ‘La Sicilia’: “Mi sembra un’esagerazione. Ho sentito Lombardo e mi auguro ritirino questa mozione. Se la vogliono buttare in politica, o meglio in caciara, facciano pure: difenderò le mie ragioni. Ma così si crea un precedente pericoloso. Nel tutti contro tutti nessuno è più al sicuro. Compreso l’assessore di Lombardo…”. Messina ha altresì smentito di aver commesso una gaffe (“Se uno ora deve autocensurarsi perché è assessore, siamo al regime del finto perbenismo”) ma soprattutto non ha mai chiesto scusa per gli scivoloni passati: la vignetta di Conte in manette e i “suca” rivolti ad alcuni utenti favorevoli al Greenpass sono il suo biglietto da visita su Facebook.