La Presidenza dell’Ars ha deciso di stralciare dal maxi-emendamento alla manovra correttiva la norma “salva-ineleggibili”, “che – ha detto il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno in apertura della seduta parlamentare – non era stata concordata in conferenza dei capigruppo, mi spiace per qualcuno che ha voluto parlare in maniera accesa su questo argomento”. “Sul piano dei contenuti – ha proseguito – la norma apporta modifiche e quindi ci vogliono idonei approfondimenti nelle commissioni di merito”.

Fratelli d’Italia apprezza: “Abbiamo chiesto al Presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e al Governo di stralciare le questioni ordinamentali inserite nel maxi-emendamento al collegato alla Finanziaria che sta per approdare in aula”, ha detto il capogruppo vicario Nicolò Catania. “Ancora una volta, strumentalmente e, con molta probabilità creata artatamente da qualcuno, la questione la si lega a persone specifiche e tra l’altro componenti del nostro gruppo parlamentare. Quando, invece, il maxi-emendamento è stato presentato dal Governo e mirava a eliminare eventuali problemi di incostituzionalità. Proprio per non prestare il fianco a nessuno, abbiamo chiesto di stralciare tutte le questioni ordinamentali dal maxi-emendamento e di avviare la discussione in aula in maniera del tutto serena, puntando esclusivamente all’aspetto finanziario che possa avere nell’immediatezza una ricaduta positiva nel territorio dell’Isola”.

L’Ars, in un anno di legislatura, non ha prodotto nulla di sginificativo. Ma all’ultimo giro di valzer la commissione Bilancio s’era ingegnata più del dovuto per portare a casa una norma – un emendamento al Collegato-ter – che allarga le maglie dell’ineleggibilità. Come? Attraverso una interpretazione autentica di una legge di 70 anni fa che avrebbe consentito a chi riveste incarichi in enti controllati dalla Regione di risultare eleggibile anche in caso di mancate dimissioni prima delle scadenza elettorale, purché si sia astenuto «da ogni atto inerente l’ufficio rivestito». Cioè non abbia firmato atti. Un’interpretazione in punta di diritto che però non cancella il movente: evitare la decadenza di alcuni parlamentari in carica, a partire dal capogruppo della commissione Bilancio medesima: il meloniano Dario Daidone.

Il blitz aveva provocato mal di pancia all’interno della stessa maggioranza, con il vicepresidente Sammartino su tutte le furie (chi rimpiazzerebbe Daidone, tale Nicotra, è più vicino alle posizioni della Lega), ma alla fine l’articolo è stata stralciato dal testo. Il provvedimento avrebbe finito per favorire anche il deputato di Sud chiama Nord Davide Vasta, che ha due ricorsi pendenti, oltre che gli onorevoli di FdI Nicolò Catania, già presidente della Società regionale rifiuti (Srr) Trapani Sud, e Giuseppe Catania, presidente della Caltanissetta Srr, l’uno dichiarato ineleggibile in primo grado, l’altro in attesa di sentenza.

Il PD aveva promesso di portare le carte in Procura: “Sulla norma-vergogna scritta e votata da ineleggibili per salvare la poltrona, all’Ars si è superato ogni limite – diceva il segretario regionale, Anthony Barbagallo -. La vicenda ha assunto connotazioni volte ad integrare specifiche fattispecie di reato. E ritengo che ci sia un evidente disegno criminoso, da parte dei diretti interessati che utilizzano la funzione legislativa con una sprezzante spregiudicatezza volta esclusivamente a garantire non un interesse personale, ma ‘personalissimo’. Si va dal presidente della commissione bilancio che anziché occuparsi di materia di ‘bilancio’ fa inserire nella sua commissione una norma ordinamentale che lo salverebbe dalla decadenza definitiva. Per non parlare, poi, della norma di interpretazione autentica che sarebbe meglio definire una ‘bugia autentica’ e cioè che le Ssr non sono enti strumentali della Regione quando è evidentissimo il contrario. Ce n’è abbastanza, manderemo le carte in Procura perché siamo in presenza di soggetti che in attesa di un giudizio di secondo grado intendono modificare le regole del gioco in corsa, ritenendosi assolutamente al di sopra delle leggi”. Non servirà (per ora).