L’azzeramento della giunta non si farà. Non adesso. La retromarcia è stata ufficializzata giovedì nel primo pomeriggio, nel corso di un vertice con gli assessori che già fiutavano l’addio. Se ne riparlerà dopo l’approvazione dell’esercizio provvisorio, in programma martedì 18 all’Ars. Per ridefinire l’assetto del governo, sempre che Musumeci non ci ripensi un’altra volta, ci vorranno almeno una decina di giorni. Fioccano i commenti da parte dell’opposizione. Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia, parla di farsa in tre atti: “Atto primo: “Mi dimetto!!”. Atto secondo: “Non mi dimetto ma azzero la giunta!”. Atto terzo: “Non è successo niente, prendiamoci un caffè…””.

Il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, condanna il governatore: “Con questo teatrino fatto di isteriche minacce e dietrofront, Musumeci ha davvero dimostrato di aver perso lucidità… e pensare che appena pochi giorni fa aveva convocato una conferenza stampa per dire che il centrodestra era unito, non solo sulla carta. In un momento come quello che stiamo attraversando – aggiunge – con una Sicilia senza bilancio, che proprio per colpa delle scelte sbagliate del governo regionale vede la zona arancione alle porte, con le scuole e gli ospedali nel caos, per Musumeci ed il centrodestra la priorità è litigare per le poltrone in giunta”. Più sintetico il collega Cracolici: “Ridicoli”. Per Nello Dipasquale è “la pagliacciata peggiore della legislatura, durante la quale Musumeci ha offerto altre sceneggiate che più che ilarità sollevano grande tristezza per la grave mancanza di rispetto nei confronti dei siciliani”.

Mentre il segretario Barbagallo si rifà ai proverbi: “Tanto tuonò che non piovve! Dopo la figuraccia di ieri a Sala d’Ercole, anche le colonne del loggiato hanno sentito la sua ira. Di sera ci ha regalato dieci minuti di delirante monologo su Facebook, annunciando l’azzeramento della giunta, parlando di deputati vili, di avere rifiutato proposte irricevibili, ha alluso a presunte intimidazioni subite, il tutto condito da diversi ‘me ne frego’ di mussoliniana memoria. E oggi, dopo una giunta che si preannunciava di fuoco, la montagna non ha partorito neanche un topolino”. Secondo Nuccio Di Paola, capogruppo del Movimento 5 Stelle, “la decisione di posticipare l’azzeramento della giunta, che poi probabilmente sarà un rimpasto, non fa altro che confermare che Musumeci è succube di quei partiti che lo hanno umiliato in aula e che da tempo ormai lo hanno abbandonato. E questa non è certo una buona notizia per siciliani che attendono soluzioni a veri problemi e non certo ridicole dispute sulle poltrone”.

Scetticismo anche nella maggioranza. Il segretario della Lega Nino Minardo contesta i modi: “Non mi ha fatto piacere apprendere da un video su Facebook questa volontà – spiega a Italpress -. Tra l’altro mi sembra che non sia stato compiuto questo azzeramento. Sono dell’idea che discutere, confrontarsi, parlarsi ed essere prudenti, prima di fare delle scelte, sia importante. Magari d’istinto uno prende una decisione e poi dopo qualche ora si maturano scelte diverse”. Com’è puntualmente accaduto. L’esponente del Carroccio, inoltre, non fa mistero di non aver gradito l’attacco al parlamento: “Comprendo l’amarezza, ma non comprendo l’attacco ai deputati e al voto segreto che per provvedimenti come quello dell’elezione dei delegati per il voto del Capo dello Stato è previsto dalla Costituzione a garanzia della libertà di espressione. Io difendo invece il voto segreto”.