Si narra che in Sicilia, alla luce dei risvolti nazionali, Nello Musumeci, vulcanico governatore – genius loci ci colpa, non certo per sua indole -, sia pronto ad aprire le braccia e ad accogliere nel governo grillini, sovranisti, lepenisti, putiniani e persino rettiliani.

Questa nuova geometria politica ha tanto di escheriano e poco di euclideo, a partire proprio dall’assunto: un intreccio politico in virtù del quale un governatore espressione di una coalizione di centrodestra dovrebbe scaricare la sua maggioranza per costruirne una nuova ad immagine e somiglianza del nuovo pantheon romano.

Perché se è pur vero che altrove destra e sinistra sono state seppellite a colpi di voti di protesta e relegate a categorie novecentesche a colpi di tweet, in Sicilia queste due non hanno mai avuto uno straccio di significato.

Diciamocelo: in Sicilia l’elettorato d’appartenenza comunista/comunista, o quello fascista – a cui non serviva affatto un elettorato, bensì fez&baionette – non sono mai esistiti per davvero. Sono un capitolo a parte i liberali, alieni in un mondo volutamente e colpevolmente anestetizzato e privato fin dal 1860 di ogni velleità imprenditoriale.

Su questa terra arsa dal sole e allisciata dal mare le radici del populismo non attecchiscono: fummo, siamo e saremo sempre popolari e, in fondo, democristiani.

Tutti gli altri, per noi siciliani, sono personaggi dai toni esagerati, attoriali, o al più soggetti da romanzo – ricordate il bottegaio Calogero Schirò di Sciascia?

Che poi, in fin dei conti, a noi siciliani, figli della grande tradizione drammaturgica greca, cresciuti a pane e Sofocle, palati abituati alla sofisticata dolcezza dell’esodo tragico, con cosa vogliono più stupirci i politicanti di oggi?

A noi, testimoni del dramma di Antigone, cosa può dirci di più sullo ius soli e sui diritti di cittadinanza il pensiero di Giggino?

A noi, spettatori del peregrinare di Edipo, della supplica delle Danaidi, cosa potrebbe suggerirci di più sull’immigrazione e sull’accoglienza la posizione di Matteone?

Nello, levaci mano, passerà anche questa moda continentale. E ricorda, per estensione, le parole di Fanfani: non era niente, salvo entusiasmo, valori e volontà. Ma quando arrivai a Roma non trovai nessuna struttura, nulla, muri spogli e basta.

L’entusiasmo, i valori e la volontà cerchiamoli a casa nostra e proviamo a non lasciarla spoglia questa terra.