Ventotto anni fa, il “30 aprile 1993” (è il titolo del libro di Filippo Facci appena uscito da Marsilio) l’Italia che si vuole democratica ha assistito senza reagire, con indifferenza, o peggio con segreta complicità e talvolta persino con compiacimento, al più infame linciaggio fisico di un leader politico della storia repubblicana. Non una manifestazione rumorosa ma legittima di dissenso, non un concerto di fischi, non un coro di invettive, non una contestazione ai margini di un comizio. No: un linciaggio, in tutto e per tutto un linciaggio. “Simbolico” sì, come scrive Facci, ma solo perché quello fisico non è riuscito. L’aggressione, a stento trattenuta da un intimidito cordone di polizia, a Bettino Craxi sotto la sua abitazione romana presso l’hotel Raphael. Non in un luogo neutro, ma sotto casa della vittima, con una pioggia di monetine, e non solo monetine. Continua sull’Huffington Post
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L’assalto violento a Bettino Craxi che si fa di tutto per dimenticare
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