A pochi giorni dai brindisi per il “no” del Consiglio dei Ministri alla realizzazione del termovalorizzatore a San Filippo del Mela, e in sintonia con l’ennesima chiusura, per l’ennesima saturazione, della mega discarica di Bellolampo (in predicato dell’ennesimo ampliamento) il “Sole 24 ore” ha pubblicato la sua annuale classifica di Legambiente sugli ecosistemi urbani, cioè graduatoria dei 104 capoluoghi di provincia in base alla loro sostenibilità ambientale.

Ebbene per l’ennesimo anno la Sicilia centra l’obiettivo di monopolizzare la coda della classifica resistendo all’assalto della città di tutta Italia che tentano di insidiarci il primato di avere le città “insostenibili”, cioè sostanzialmente più porcheriose, del paese. E lo sappiamo che ci sono dei pregiudizi nei confronti della Sicilia, sappiamo che tutti ci invidiano il sole, il mare, le melenzane, il pescespada, e le sarde a beccafico, ma, diciamolo, quando ci impegniamo nelle cose non ci batte nessuno.

Ed ecco che su 104 posti, 3 degli ultimi 5 (ma anche 5 degli ultimi 8, 9 degli ultimi 24) sono delle città siciliane. Catania ultima assoluta, Agrigento penultima, Palermo 100°, Siracusa 99°, Trapani ‘97°, Ragusa 86°, Messina 84°, Enna 83° per finire con la più green della città isolane, Caltanissetta 81° su 104.
Sono soddisfazioni.

Primati pervicacemente programmati, prepotentemente perseguiti, protervamente perpetuati in un’orgia di allitterazioni seconda solo all’orgia della spazzatura che ci consente di primeggiare nello schifio in Italia (ma probabilmente anche nel terzo mondo). Non a caso nella speciale sottoclassifica della raccolta differenziata i capoluoghi siciliani occupano 5 degli ultimi 6 posti (e 9 degli ultimi 15) con Siracusa che mena orgogliosamente la bandiera della peggiore differenziata d’Italia. E certamente nella greca Siracusa come nelle altre città ci sarà chi dirà che si tratta di dati vecchi, del 2017, che ora la differenziata vola in Sicilia, ma certo resta un po’ lontana dal 94,7% di Pordenone, o anche solo dal 64% di Benevento che non è esattamente in “padania”. E, certo, in Lombardia bruciano i depositi di materiali differenziati, forse perché la filiera a valle non riesce a utilizzare tutti i materiali da riciclare. Ma è come stare in due tempi diversi, come dire che lì rubano le automobili mentre da noi abbiamo problemi con le carrozze.

Se Benigni girasse oggi la famosa scena sulle piaghe della Sicilia di Johnny Stecchino aggiungerebbe all’Etna e alla siccità e al traffico anche la spazzatura che, come dice nel film Paolo Bonacelli, “veramente diffama la Sicilia e in particolare Palemmo agli occhi del mondo”.

Ma anche sul fronte del traffico rivendichiamo la nostra primazia con Messina, Palermo e Catania che fra le “grandi città” presidiano gli ultimi 3 posti nella graduatoria dei passeggeri del trasporto pubblico, Siracusa penultima fra le medie (ultima sarebbe Taranto di cui non sono vengono forniti dati), e i restanti capoluoghi saldamente in coda alle piccole città.

E niente, godiamoci i nostri record puzzolenti (riconosciuti dal giornalone di Confindustria) coltivando coscienziosamente la prossima emergenza igienico-sanitaria.