“Come ci muoviamo?”. Con una certa dose di premonizione Giorgia Meloni e Antonio Tajani, già domenica pomeriggio, avevano iniziato a parlare delle elezioni in Russia e dello scontato successo di Vladimir Putin. La premier era al Cairo, il ministro degli Esteri a Roma. I due hanno avuto fitti contatti per analizzare la situazione a Mosca e soprattutto per come commentarla. Per cercare cioè di tenere unito il governo, nonostante Matteo Salvini. Chiamasi riduzione del danno. Il leader della Lega e vicepremier, puntuale come un orologio svizzero, alle 11 di ieri mattina infatti si è esibito in una dichiarazione che spaccherà per tutto il giorno Palazzo Chigi. Tra imbarazzi e lingue morse. Silenzi e commenti: “Il caso sta montando, ma non ci faremo trascinare in questa polemica: la posizione di Meloni è nota”. Sicché il Salvini in festa per la rielezione di Putin non sorprende nessuno quando dice che “in Russia hanno votato, ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde: prendiamo atto del voto sperando in un 2024 di pace”. Sono parole che provocano polemiche in Italia, ma anche a Bruxelles, quelle di Salvini. Perché dopo nemmeno un’ora proprio Tajani dice l’opposto. Meloni in serata tenta di essere diplomatica (e laconica): “La posizione del governo è molto chiara, il centro destra è una maggioranza molto coesa”. Ma in realtà ormai la più scontata delle frittate è fatta.

Il leader di Forza Italia e titolare della Farnesina a margine di un vertice a Bruxelles, e sempre dopo essersi consultato con Meloni, va da un’altra parte: “Le elezioni non sono state libere né regolari e hanno riguardato anche territori ucraini occupati illegalmente. Continuiamo a lavorare per una pace giusta che porti la Russia a terminare la guerra di aggressione all’Ucraina nel rispetto del diritto internazionale”. E le parole di Salvini? “Il ministro degli Esteri sono io”. Meloni resta “in modalità zen”. A mandarle il lunedì di traverso non sono tanto le praterie che le opposizioni trovano per attaccarla, ma anche la vicinanza con il Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi. Continua su ilfoglio.it