Ha vinto la Marie Curie, una delle borse di studio più prestigiose dell’Unione Europea e adesso trascorrerà un paio d’anni negli Stati Uniti, a Yale per l’esattezza, per capire come i cambiamenti climatici impattano sull’agricoltura nei paesi del Mediterraneo. Questa è la storia di Lea Nicita, che ha trovato fuori dall’Italia la sua consacrazione. Ha tagliato con l’Università di Catania, dove “sono stata al Dipartimento di Agraria per poco più di cinque anni. Ho insegnato per tre anni sociologia dell’ambiente e del territorio, poi me l’hanno tolta nonostante i giudizi lusinghieri da parte degli studenti. Perché Semplicemente doveva farlo qualcun altro – racconta al quotidiano “La Sicilia” – Mi sarei accontentata di un posto da ricercatore, ma mi sono resa conto che il mio lavoro supportava le carriere degli altri. Così il 18 giugno ho dato le dimissioni”.

C’è un altro episodio che l’ha convinta a tagliare la corda: “A Catania con il prof. Signorello avevamo iniziato un lavoro sulla valutazione del “rock climbing” relativo all’ambiente. Ho scritto a un prof. Americano ed abbiamo iniziato a collaborare, tanto che alla fine tuttyi e tre abbiamo firmato una pubblicazione su una rivista prestigiosissima. Il prof. Americano mi ha ringraziato mille volte per averlo coinvolto. Per tutta risposta l’Università di Catania non mi ha rinnovato l’assegno di ricerca. Quando gliel’ho detto è impazzito”.

La Nicita metterà a frutto anni di studio all’estero: “Dopo la laurea in Economia alla Bocconi, ho studiato a Venezia, negli Usa e in Inghilterra. Tra due anni? Sarò di nuovo disoccupata, ma con una Marie Curie in tasca (ride). A parte gli scherzi, spero di poter continuare a lavorare nel mio settore. E’ indubbio che fuori hai più possibilità, lì c’è un’etica professionale che qui non esiste”. La prossima tappa della carriera di Lea si chiama New Haven, dove c’è la Yale School of Forestry and Environmental Studies. Farà degli studi sull’agrobiodiversità: “Mi concentrerò sui paesi dell’Europa mediterranea, Italia, Francia, Portogallo, Spagna, Grecia e farò delle stime utilizzando dei modelli econometrici sia per una valutazione economica degli impatti sul settore agricolo dovuti ai cambiamenti climatici, sia per valutare quanto l’agrobiodiversità possa contribuire a ridurre questi impatti. L’idea è: se tu mantieni un “mosaico” agricolo vario, l’impatto e le variazioni del clima colpiranno di meno, perché hai maggiore resilienza”. Negli States porterà con sé i due figli e il cane, ma un domani spera di tornare per riunire la famiglia. Come tutti (o quasi). A costo di perderci dei soldi.