Che qualcuno in Sicilia non conosca la famiglia Leonardi è assai probabile. Ma nessuno può ignorare che il ciclo dei rifiuti, così com’è, è diventato un business per poche famiglie fortunate e molto lungimiranti. In questo solco s’inserisce la fortuna di Nino Leonardi, patron della Sicula Trasporti, che concentra il suo giro d’affari (oggi molto variegato) sulla discarica di Contrada Grotte, al confine fra i territori di Catania e Lentini. Ma da ieri Nino Leonardi, di per sé personaggio poco appariscente, è in carcere. L’arresto a suo carico (il fratello Salvatore è finito ai domiciliari) è stato richiesto dalla Procura di Catania, che indaga sulla conduzione, presuntamente illecita, del più grande impianto di smaltimento della Sicilia, che è anche uno dei più poderosi di tutto il Mezzogiorno d’Italia. La discarica di contrada Grotte, come sancito dall’ultima relazione della commissione regionale Antimafia, “ha una capacità di abbancamento pari a mc 4.291.511 per un fatturato di circa 90 milioni di euro l’anno”. L’impianto di estende per 140 mila ettari. E non è ancora finita.

Dopo aver ottenuto l’ultimo ampliamento a gennaio 2018 – l’iter è assai particolare e ci torneremo fra poco – qualche giorno fa, esattamente l’11 maggio, la famiglia Leonardi ha mandato un ultimatum alla Regione, spiegando che se non si provvederà al rilascio di una nuova concessione per la costruzione di tre nuove vasche (il progetto è stato dichiarato procedibile lo scorso 13 dicembre), per altri 4,5 milioni di metri cubi, contrada Grotte è destinata ad esaurirsi e chiudere. E il risultato, che nessuno vuole, è facile prevederlo: mandare in tilt l’intero sistema dei rifiuti, dato che a Lentini scaricano oltre duecento comuni, e che l’unica alternativa – difficilmente perseguibile – sarebbe quella di mandare la monnezza fuori dall’Isola. Provate a immaginare i costi…

Nella nota dell’avvocato Bonaventura Lo Duca, pubblicata dal sito Meridionews, si legge infatti che “dal 30 giugno non sarà più consentito il conferimento dei rifiuti pretrattati provenienti dai seguenti soggetti conferitori”. Si citano 13 società che si occupano della raccolta in quattro differenti province: Palermo, Trapani, Messina e Ragusa. Ma un’altra scadenza preoccupante è quella indicata dall’amministratore delegato Carmine Spina, a “La Sicilia”: “L’ultimo bacino in coltivazione si esaurirà fra febbraio e marzo del 2021”. A quel punto, se non si sarà trovata una soluzione, tutti gli autocompattatori non potranno più scaricare. Un po’ come accaduto a Bellolampo, che però è una discarica pubblica: si è esaurita la sesta vasca, e da allora la monnezza dei palermitani finisce dritta nella Sicilia orientale, con un esborso tale da prosciugare i conti della Rap (la municipalizzata dei rifiuti) e del Comune.

Ma i privati, si sa, hanno a disposizione qualche arma in più. E troppo spesso, come si evince dalla relazione di Fava e dell’Antimafia, hanno usato la capacità di penetrare i palazzi del potere per ottenere qualcosa in cambio. Il 31 gennaio 2018, per restare a Sicula Trasporti, la Regione siciliana ha rilasciato un’autorizzazione integrata ambientale, consentendo ai Leonardi un ampliamento di 1,8 milioni di metri cubi, che garantirà da qui ai prossimi anni un fatturato di 180 milioni (la monnezza viene pagata 100 euro circa a tonnellata). Spazio in abbondanza (divenuto già insufficiente) per abbancare i rifiuti. Peccato che nessuno, negli uffici del dipartimento all’Energia, si assuma la paternità della scelta. “Al pari dei suoi firmatari – scrive la commissione Antimafia – probabilmente anche il progetto sarà apparso “poco appariscente”, al punto da essere passato inosservato al vaglio di Gaetano Valastro, direttore del Dipartimento Acqua e Rifiuti dal 28 agosto 2017 al 31 dicembre dello stesso anno, proprio a cavallo tra la presidenza Crocetta e quella Musumeci.

“Le è capitato di esaminare nel corso di questo breve tempo, nell’incarico che ha ricevuto, la richiesta di ampliamento che era arrivata dalla Sicula Trasporti?”, chiede Fava durante un’audizione. Valastro: “No, non mi era stata sottoposta. Quindi non è entrata tra le cose di cui mi ero occupato all’epoca”. Fava insiste: “Ma era normale che non le venisse sottoposta visto che lei era il dirigente generale?” La risposta è vaga: “Normalmente, al dirigente generale vengono trasferiti o gli atti definitivi per il rilascio dell’autorizzazione o comunque all’inizio del procedimento”. Alla domanda se fosse mai stato informato dell’istruttoria, l’ex dirigente risponde in maniera laconica: “No”. Lasciando il peso della responsabilità sulle spalle del successore, ossia l’attuale capo dipartimento: Salvo Cocina. Valastro, infatti, si dimette a fine 2017 a causa di rapporti problematici con Musumeci.

Un mese più tardi – si legge nella relazione – il nuovo direttore generale autorizza l’ampliamento, cofirmando il decreto insieme al dirigente del Servizio 7, l’architetto Antonio Rotella. Fava, nel corso dell’audizione con Cocina, prova a capire qualcosa in più sui tempi e sulle procedure: “Parliamo di Lentini – esordisce il presidente della commissione –. Lei si insedia a fine dicembre 2017, dopo un mese c’è questa firma. Abbiamo ascoltato l’ex dirigente Valastro che è stato in carica fino a dicembre 2017 il quale ci dice che la richiesta di ampliamento della Sicula Trasporti non gli era stata sottoposta…”. Cocina, però, dice che non è possibile: “In Regione Sicilia sarebbe un miracolo istruire e approvare una pratica in un mese! La pratica era chiaramente pronta. Non ricordo se Valastro non la firmò o per quale motivo…”. Le versioni fornite da Valastro e Cocina – conclude la commissione – evidenziano una discrasia di non poco conto. Il primo non ha alcuna contezza della pratica perché ancora in fase istruttoria. Il secondo se la ritrova già pronta per la firma. Fatto sta che l’ampliamento viene autorizzato.

Ma la parte più comica della vicenda viene dopo. A tre mesi dalla pubblicazione di un articolo giornalistico, in cui si rivela l’intenzione dei Leonardi di presentare un progetto da oltre 100 milioni per un gassificatore che bruci i rifiuti – una specie di termovalorizzatore – Fava convoca in commissione il dirigente generale del dipartimento all’Ambiente. Una valutazione tecnico-giuridica sulla fattibilità dell’impianto rientra infatti nelle competenze della commissione Via-Vas, nominata dall’assessore all’Ambiente Toto Cordaro, e guidata dal professor Aurelio Angelini, consulente di Musumeci. Anche il dirigente Giuseppe Battaglia, però, sa poco o nulla del progetto: “Guardi Presidente, io le devo dire una cosa: le confesso che io non ho contezza di tutti i progetti… cioè… ho gli elenchi di quelli esitati durante il mio periodo… però lo sforzo di memoria su ogni singolo progetto… non riesco…”. Fava rilancia: “È possibile che le sia sfuggito il fatto che i Leonardi avevano presentato un progetto per un termovalorizzatore?”. Battaglia è lapidario: “Presidente, io non so neanche chi siano i Leonardi…”.

Persino l’assessore Toto Cordaro, in una audizione successiva, cade dalle nuvole. “Presidente io non vorrei deluderla ma neanche io so chi siano i Leonardi”. Fava: “Lei non sa che la più grande discarica in esercizio in Sicilia che raccoglie i rifiuti di duecento comuni appartiene alla famiglia Leonardi?” Cordaro replica: “Non solo non lo so, ma ritengo una garanzia il fatto che non lo sappia”. Fava ancora: “E’ una garanzia che lei non li conosca personalmente, ma che lei non sappia che i titolari della più grande azienda siciliana del ciclo dei rifiuti si chiamino Leonardi perché dovrebbe essere una garanzia?”. L’assessore: “Ma Presidente, mi perdoni, in che zona siamo?”. Il presidente dell’Antimafia: “Lei non sa dove si trova la discarica Leonardi? Lentini. Duecento comuni abbancano in questa discarica”. Cordaro: “Le potrei dire più facilmente lo so, invece le dico che non lo so”.

I Leonardi sono quelli che hanno architettato la discarica più grande della Sicilia, che hanno comprato mezza Catania (fra palazzi e hotel di lusso) e che hanno messo le mani persino su una società di calcio che milita in Serie C: la Sicula Leonzio. Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Zuccaro, a questo punto, compare pure il clan Nardo, che farebbe pressioni per ottenere l’affidamento di un chiosco all’interno dello stadio. Anche se Nino Leonardi, in una delle rarissime interviste rilasciate (a “La Sicilia”), si è limitato a dire che “non ho mai ricevuto richieste di estorsioni o minacce. No, nessuna pressione”. Fino a ieri forse, quando il re silenzioso dei rifiuti – che con la Regione ha ancora due conti aperti: l’ampliamento e il gassificatore – è finito in carcere. Sul suo libro paga c’erano pure due funzionari (uno dell’Arpa, l’altro del Libero Consorzio di Siracusa) che lo avvertivano dei controlli, in modo da consentire la predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non incorrere in violazioni. Un sistema ben rodato, che da ieri tutti hanno imparato a conoscere un po’ di più.