Mai, mai, chiedere l’età ad una donna. Tirerebbe fuori gli artigli rivendicando tutto il suo diritto ad occultare il tempo che passa. Chiedete l’età a Letizia Battaglia però. Risponderà che di anni ne ha 83 e che per niente al mondo vuole tenerli segreti. Perché sì, è vero, di primavere ne ha ottantatré, ma di anni per raccontare tutto quello che ha visto, fatto, detto non ne basterebbero il doppio. Non solo fotografa – suoi alcuni tra i più importanti scatti delle stragi di mafia negli anni di piombo -, non solo ritrattista – suoi i famosi bianchi e nero che immortalano le bimbe di strada a Palermo -, non solo impegnata nella vita politica – è stata sia assessore di Leoluca Orlando che deputata allAssemblea Regionale Siciliana – ma anche testimone, attrice, protagonista diretta della vita sociale di un intero paese.

Considerata tra le più grandi fotografe italiane di sempre, Letizia Battaglia muove i suoi primi passi con il fotoreportage di cronaca nera. Un album ininterrotto, fitto, molto spesso in bianco e nero, che passa dalle proteste di piazza a Milano negli anni Settanta al volto di Pier Paolo Pasolini e Franca Rame. Fotografa gli uomini delle stragi di Cosa Nostra allo stesso modo in cui riesce a imprimere su una pellicola l’eleganza delle bambine alla Cala. Nel suo lunghissimo album ci sono processioni religiose, lo scempio delle coste siciliane, i volti di Piersanti Mattarella, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ci sono persino il boss Leoluca Bagarella e gli esattori mafiosi Salvo insieme ad Andreotti all’Hotel Zagarella – scatti, questi ultimi, che furono acquisiti agli atti per il processo -.

Fotografa Ezdra Pound, Pino Puglisi. Fotografa la Palermo che sa di sangue e dolore, insieme a Franco Zecchin, suo compagno per 18 anni, racconta gli anni che sanno di piombo dalle pagine del giornale L’Ora. Gira in sella ad una vespa, porta con sé la sua reflex. Lo fa per dovere, per passione. Fonda l’agenzia Informazione fotografica frequentata da Josef Koudelka e Ferdinando Scianna, fonda anche il Laboratorio dIf, dove alleva una scuderia di fotografi siciliani tra cui Shobha Stagnitta – sua figlia – Mike Palazzotto, Salvo Fundarotto. Poi il giro di boa, i ritratti, la fotografia naturalistica, finanche il nudo. È la prima donna in Europa a vincere il premio Eugene Smith. Dieci anni di politica, una parentesi, poi il ritorno a tempo pieno alle sue origini, al suo grande amore.

Vice presidente della Commissione Cultura, direttrice di quel Centro Internazionale di Fotografia ai Cantieri Culturali alla Zisa che ha tanto desiderato, Letizia Battaglia è apparsa anche in un cameo nel film di Wim Wenders dedicato a Palermo, la sua città. Dagli scatti all’impegno politico, dall’attività editoriale a quella teatrale e cinematografica, un’artista a 360 gradi che ha fatto di Palermo il suo centro nevralgico ma del mondo la sua casa. E, sebbene sembri che la misura sia colma, nella vita di Letizia Battaglia c’è ancora spazio per traguardi, per progetti in grado di scrivere pagine di storia. È stata scelta, infatti, come condirettore artistico del 364esimo Festino di Santa Rosalia insieme a Lollo Franco. Ancora una volta il sindaco sarà il sindaco della sua adolescenza, “Luca”, a cui senza timore gli rivolge del tu. “Luca” come anni e anni fa. Come se il tempo, dagli anni della sua gavetta, 83 anni dopo, non fosse mai passato.