Letta, patto e contropacco Ma così manda ai matti il Pd

Il segretario del Pd, Enrico Letta, è stato ospite di Giuseppe Conte a Roma. Con lui i siciliani Barbagallo e Di Paola

“Ci ha fatto il pacco e il contropacco. Ora vuole farci pure il contropaccotto”. La metafora cinematografica di un parlamentare è colorita, ma ha il dono della chiarezza. L’accordo con Calenda è a perdere: troppi posti a lui e ai suoi, ‘troppo’ Draghi, citato sei volte in 20 righe, insomma, la convinzione che il segretario rischi di subire il leader di Azione. L’effetto di Calenda sui Dem: il partito è una pentola a pressione.

Scoppia l’Emilia Romagna, scoppia la Campania. Sibilano le correnti interne. E non è solo la linea politica a soffrirne, è l’aritmetica che non torna. Il teorema dell’accordo siglato da Letta e Calenda disegna una strada stretta verso le elezioni. Per i dem è una road to hell. Una fonte spiega cosa non torna nel patto – o pacco? – Letta-Calenda. Nel testo si legge che i seggi sono divisi 70 a 30, fascia per fascia. A Calenda va cioè il 30 per cento dei collegi sicuri. I leader, poi, non si candidano nell’uninominale, ma devono essere inseriti tra i posti sicuri del proporzionale. E a chi non arriva al 3 per cento, sarà garantito il diritto di tribuna. Conti alla mano, per il Pd è un salasso. Continua su Huffington Post

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