Sarebbe bene scrivere le cose fuori dall’onda emozionale, però.

Però Palermo è questa, Palermo è la stessa di sempre, e quando il 23 maggio ci emozioniamo all’applauso all’albero Falcone fingiamo di non sapere che quelle diecimila persone non sono rappresentative di niente, sono una goccia nel mare della milionata di gente che vive come sempre ha vissuto e sempre vivrà, fottendosene di tutto e di tutti, e questo, attenzione, a prescindere da Orlando, Lagalla o Miceli.

Palermo è Palermo indipendentemente dalla sua guida. Palermo è il presidente di seggio che non si presenta al seggio perché forse gli secca e deve andare a mare, Palermo si eccita per il Palermo che forse stasera va in B e per poco altro, Palermo è quella di quaranta, trenta, vent’anni fa. Lo zoccolo duro di questa città è inestirpabile, inestinguibile. Caos, disorganizzazione, pressappochismo, fatalismo, campa cavallo.

L’insopportabile retorica della Palermo che cambia, la Palermo che guarda all’Europa, la rivoluzione culturale, la presa di coscienza, tutte minchiate buone a riempire i giornali, il marketing (sotto questo aspetto Orlando è stato formidabile) che tutto nasconde e tutto imbelletta, per fortuna non sempre.

(tratto da Facebook)