Di fronte al massiccio inquinamento delle nostre spiagge – confermato dagli studi di Legambiente di questi mesi – è possibile una reazione duplice: rimanere sconcertati di fronte ai numeri nudi e crudi (l’ultimo dato siciliano parla della presenza di 787 rifiuti ogni 100 metri di arenile) o tirare un sospiro di sollievo rispetto a un’inversione di tendenza che, affermano gli studiosi, comincia a farsi largo.

Da qualsiasi popolo perfettamente civilizzato, però, non ci si aspetta un’inciviltà così retrò, che affonda le sue radici nell’ignoranza, nell’indolenza e nella disinformazione. Secondo quanto sostenuto da Legambiente, che ha condotto un’indagine su 78 lidi italiani, il numero di detriti è raccapricciante: ne troviamo uno ogni quattro passi che facciamo al mare. A livello nazionale, la statistica è leggermente inferiore se rapportata alla Sicilia: ogni 100 metri di spiaggia, infatti, fanno capolino “appena” 620 rifiuti. Plastica per la maggior parte (80%), ma anche pezzi di vetro o di ceramica (16%) e cotton fioc, i famosi bastoncini per le orecchie che lanciamo nel water dopo l’uso e che sfuggono agli imperfetti sistemi di depurazione.

Il 95% dei cotton fioc siciliani sono stati ritrovati sulla spiaggia Romagnolo di Palermo. Nella classifica “regionale” di genere, occupano il terzo posto alle spalle di pezzi di plastica con dimensione inferiore a 50 cm e materiali da costruzione. Ci sono, ovviamente, anche i sempiterni mozziconi di sigaretta. Insomma, stando ai numeri nudi e crudi non c’è speranza. In Sicilia, nell’ambio del progetto “Se butti male finisce in mare”, sono stati passati al setaccio ben dodici lidi ricadenti nei territori di Catania, Palermo, Agrigento, Scicli, Taormina, Bagheria, Modica, Calatabiano e Barcellona. La causa principale dei rifiuti spiaggiati sono la cattiva gestione a monte dei rifiuti urbani, l’abbandono consapevole (sic!) e la maladepurazione. La plastica può soffermarsi nell’ambiente per oltre 400 anni, e rischia di intaccare l’ecosistema a tutti i livelli: delle tartarughe caretta caretta ritrovate morte sul territorio italiano, il 71% presenta al suo interno dei residui di plastica. Che ogni giorno rischiano di soffocare 180 specie marine.

Ecco, direte voi, quando arrivano le buone notizie? Non sono molte per la verità. Ma aver vietato nel 2013 l’utilizzo dei sacchetti di plastica, per esempio, ha permesso di ridurne la presenza sulle spiagge del 55%. Legambiente, nel weekend che va dal 25 al 27 maggio, ha organizzato degli appuntamenti per spiagge e fondali puliti in tutta la Sicilia, al fine di “contrastare il marine litter e la perdita di biodiversità, puntare su politiche di prevenzione e sensibilizzazione e una corretta gestione dei rifiuti coinvolgendo i cittadini”. Si parte oggi da Pozzallo, poi sarà la volta di Egira, Lampedusa e Linosa, Siracusa, Palermo, Priolo e Marsala. Ripartire dai ragazzi, coinvolgere la cittadinanza attiva e cominciare a dare l’esempio sono, forse, una prima via d’uscita. La Sicilia ha bisogno di cambiare marcia o il dato sulle bandiere blu – appena 6 quest’anno rispetto alle 27 liguri – rischia di diventare un termometro negativo di una terra che si vanta tanto della propria bellezza, ma fa poco o nulla per preservarla.