Nel giorno di Paolo Borsellino si mostra ridanciano e divertito alla festa colossal di Totò Cuffaro in quel di San Michele di Ganzaria. E due settimane dopo rieccolo, ancora più ridanciano e strafottente, mentre s’abbraccia con Renato Schifani, il presidente della Regione impallinato dai franchi tiratori. Gaetano Galvagno, sputtanato dalla testa ai piedi da un’inchiesta per corruzione e peculato, non rinuncia alla sua immagine di scavezzacollo, di zuzerellone, di golden boy impunito e impenitente. Beato lui. Delle due l’una: o non capisce di essere politicamente sull’orlo di un precipizio o pretende, con questi ammiccamenti, di confondere le acque e imbrogliare soprattutto i siciliani: quelli che lo hanno eletto e quelli che si sono fidati della Meloni e di Fratelli d’Italia. Non basta un falso sorriso per cancellare due anni di scandali, vergogne, indecenze.