Nella sfida interna al centrodestra fra Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro c’è un convitato di pietra. Si chiama Luca Sammartino. Nemico giurato dell’uno, con cui dovette convivere forzatamente per qualche mese, quando il Mpa si federò con il Carroccio; e amico leale dell’altro. Ma Sammartino è, soprattutto, il più fedele degli alleati di Renato Schifani. Il presidente della Regione se lo riprenderebbe volentieri al governo, e Sammartino potrebbe pure tornarci, dato che lo scorso 17 aprile è terminato il periodo di sospensione dai pubblici uffici a seguito di un’inchiesta giudiziaria per corruzione. Per il momento, però, all’Agricoltura rimane Salvatore Barbagallo, che era il suo tecnico di fiducia.

Ma quanto sia ingombrante Sammartino nelle dinamiche d’aula, ancor più per il trattamento preferenziale riservatogli da Schifani, lo dimostrano tre episodi recenti: il primo è la bocciatura col voto segreto della riforma dei Consorzi di bonifica, che Sammartino si era intestato da assessore. I franchi tiratori, quella volta, erano una decina. Il disegno di legge è stato affossato tra le proteste degli agricoltori e dovrebbe essere riproposto alla riapertura del parlamento (dal 9 settembre). Gli spiragli, con l’aria che tira, rimangono comunque pochissimi.

Il secondo episodio è dei giorni scorsi: l’Ars, coi franchi tiratori in prima linea, ha bocciato un articolo sulla realizzazione di 500 laghetti artificiali in funzione anti-siccità. L’ispiratore della norma? Il solito Luca… A spiegare cosa prevedesse l’articolo 11 era stato Figuccia, suo compagno di partito: “Un contributo di 30 mila euro ad ogni singola impresa, per la realizzazione di serbatoi aziendali. Sul piatto ci sono 10 milioni, l’assessorato regionale all’Agricoltura ne metterà a disposizione altri 5, per un totale di 15 milioni. Sarà possibile realizzare 500 laghetti aziendali, al fine di consentire in tutta la regione un accumulo di acqua aggiuntivo di circa 5 milioni di metri cubi”. L’aula, però, ha votato in dissenso. E questa volta i franchi tiratori si sono addirittura moltiplicati: l’opposizione poteva contare su 22 voti, ne ha ricevuti 38.

Sammartino e la paralisi della Regione sono direttamente collegati. Ancora più emblematico, volendo, è lo stralcio del comma 4 dall’articolo che avrebbe garantito 66 milioni alle Asp per abbattere le liste d’attesa. Il comma prevedeva la possibilità di assunzioni nei Cup, i centri unici di prenotazione. E qui viene a galla il legame fra Sammartino e l’assessore alla Salute Daniela Faraoni, che ha già dovuto incassare l’impugnativa da Roma sui 15 milioni per le strutture convenzionate. Per l’ex direttore dell’ASP di Palermo è un periodaccio: Forza Italia non perdona a Schifani di averla nominata assessore in quota Sammartino, fuori dal perimetro di controllo di FI. In effetti il figlio della Faraoni è sindaco di Serradifalco, nonché segretario provinciale del Carroccio a Caltanissetta. Una serie di strane coincidenze che hanno intaccato il clima di collaborazione e di fiducia all’interno della maggioranza. La Faraoni, tra l’altro, avrà a che fare con un autunno molto caldo, giacché il piano di revisione della rete ospedaliera è osteggiato da sindaci e partiti e dovrà vedere la luce entro Natale.

Tornando a Sammartino, il golden boy della politica regionale ha dimostrato di avere un talento smisurato a livello elettorale. Ha avuto 32 mila voti nel 2017, quando indossava la casacca del Pd; ed è riuscito a travasarne 20 mila nella Lega, cinque anni dopo, nonostante il discusso trasferimento dai renziani (dove nel frattempo si era accasato). Ma è un fatto che dal suo arrivo nel Carroccio, il partito non è più quello degli esordi: il primo a scottarsi era stato il segretario dell’epoca, Nino Minardo, che qualche settimana fa è tornato alla casa madre di Forza Italia; la stessa sorte era quasi toccata ad Annalisa Tardino, già europarlamentare e segretaria, oggi rimasta senza poltrona. Salvini vorrebbe piazzarla all’Autorità Portuale di Palermo, ma il confronto con Pasqualino Monti fa tremare i polsi anche a Schifani, che ha rallentato l’operazione.

Uno degli ultimi successi di Sammartino è il contributo all’elezione di Raffaele Stancanelli all’Europarlamento. Mentre l’asse con Cuffaro alla Regione rischia di determinare – per certi versi l’ha già fatto – la crisi con il Mpa di Lombardo. Gli Autonomisti non accettano di dover esprimere un assessore in meno rispetto a Lega e Democrazia Cristiana; l’hanno rivendicato in tutte le salse e in tutte le sedi, beccandosi i rimbrotti del governatore. “Io questi li tengo ancora per poco”, si lasciò sfuggire durante la visita al dissalatore di Porto Empedocle. E oggi continuano a beccarsi con il segretario della DC perché è il bersaglio più facile da colpire (in virtù della vecchia rivalità, mai superata, fra i due governatori).

Sammartino, dopo aver celebrato le imprese di Salvini sullo Stretto, è tornato sul voto di Sala d’Ercole con un post sui social. Da un lato rivendicando alcuni dei provvedimenti approvati; dall’altro rimarcando la distanza da certi alleati. “Dispiace per alcune misure che, esclusivamente per mere beghe politiche, non sono state approvate dall’Aula. Come Lega, le riproporremo da settembre, perché su un tema come quello dell’agricoltura, in un contesto storico determinato da dazi, crisi e siccità, l’attenzione deve rimanere alta”. Senza laghetti non si canta messa.