L’eredità di Zamparini potrebbe essere Zamparini stesso. Se, come sembra, la Federcalcio – in mancanza dei requisiti di onorabilità da parte dei nuovi acquirenti – rischia di dichiarare nullo il passaggio di proprietà. E’ un’ipotesi, lontana ma non troppo. Ma il presente del Palermo, che anche sul campo ha cominciato ad annaspare (è ancora primo in classifica ma è reduce dalle sconfitte con Salernitana e Cremonese), è a tinte fosche. Più che Foschi. Perché non si è capito granché sulla nuova composizione, tanto meno sui capitali a disposizione, da molti indicati come prossimi allo zero. In più, nessuno dei nuovi dirigenti si fa vivo da giorni nella sede del club a viale del Fante, e l’operazione più impellente – adesso – è trovare trentamila euro per garantire i fornitori in vista della prossima gara casalinga contro il Foggia: serve qualcuno che manutenga lo stadio e il campo, qualcun altro che attivi il gasolio per erogare l’acqua calda negli spogliatoi, e qualcuno che si occupi dei tornelli e dello sbigliettamento all’ingresso. Cose basilari che basilari non sono più.

L’eredità di Zamparini, si diceva, è una società fantasma, l’Us Città di Palermo – non sono ancora state assegnate ufficialmente le cariche del nuovo consiglio d’amministrazione – controllata da un’altra società “inattiva”, il Palermo Football Club Spa. Che, secondo le visure della Camera di Commercio, è una scatola totalmente vuota. Del presidente Richardson, del consigliere Treacy e dell’amministratore delegato Facile non c’è alcuna traccia. Per l’ordinaria amministrazione è indicato ancora il vecchio cda, l’ultimo dell’era Zamparini, presieduto da Daniela De Angeli. La Mepal, società parallela che contiene il marchio del Palermo calcio, è stata invece acquistata dalla Sport Capital Sports Investments, ma risulta tuttora sotto il contro di Diego Paolo Zamparini, figlio dell’ex patron, mentre socio unico è Alyssa, società con sede in Lussemburgo al centro del vaso di Pandora (scoperchiato) che ha portato ai domiciliari l’ex presidente.

Se vi siete persi nel racconto non è colpa vostra. Ma di una società inesistente, attorno alla quale è stato costruito – questo sì – un sistema di scatole cinesi dove di soldi non se ne vedono (dei seicentomila euro incassati dalla cessione di Struna, 280mila sono stati pignorati dal procuratore di un ex calciatore), e di proprietari reali nemmeno. Secondo le ultime carte finite in mano a Repubblica, al tavolo delle trattative per il passaggio di proprietà, oltre a Zamparini e agli inglesi, era seduto anche Corrado Coen, uomo d’affari con condanne per reati finanziari alle spalle. E legato a un fondo maltese, Abalone, privo di liquidità, ma proprietaria dei “fondi ombrello” che negli schemi di varie società che si fondono l’una con l’altra servono a spostare l’investitore a seconda delle necessità. Ma senza un briciolo di raziocinio, almeno per i comuni mortali (e per i comuni tifosi).