C’è tempo fino al 21 maggio, non oltre, per scongiurare il peggio. La Sicilia (anche se la cifra non è ufficiale) rischia di perdere una cinquantina di milioni del Psr 2014-2020. La ripartizione dei fondi residui sarà modificata dal governo nazionale, in totale spregio del meccanismo stabilito sette anni fa. A perderci saranno sei regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria), che da sole rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dagli interventi comunitari.

Oggi, all’Ars, con le commissioni Ue e Attività produttive riunite, si è svolta l’audizione del Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli. Il quale ha ribadito che la riduzione dei fondi è inferiore rispetto alle cifre circolate sui media e che tra le regioni non si è riuscito ad arrivare a un criterio condiviso: sarà quindi il Consiglio dei ministri, su proposta del ministero dell’Agricoltura, a decidere entro il 21 maggio. Da parte dei gruppi parlamentari di Sala d’Ercole, però, non c’è alcuna intenzione a cedere. Il Partito Democratico si appella a Musumeci: “Il futuro dell’agricoltura siciliana è legato alla capacità del governo regionale di difendere i fondi del Piano di sviluppo rurale – hanno detto il capogruppo Giuseppe Lupo, e i deputati Catanzaro e Dipasquale -. Musumeci alzi la voce per impedire che si cambino i criteri di riparto del PSR per gli anni 2021-2022 che per regolamento comunitario sono una proroga del ciclo 2014/2020”. E che, regolamenti alla mano, non si potrebbero toccare. “L’agricoltura siciliana non può perdere un solo euro – ha continuato Lupo – per questo ho proposto insieme ai colleghi Catanzaro e Dipasquale una risoluzione per difendere fondi indispensabili per le imprese agricole siciliane”.

Anche i deputati di Attiva Sicilia tentano di stoppare il blitz di palazzo Chigi: “Non è possibile togliere alla Sicilia un solo euro in un comparto così importante come quello dell’agricoltura – sostiene Angela Foti, vicepresidente dell’Ars -. Ormai molti giovani stanno investendo sull’agroalimentare, scommettendo su coltivazioni non intensive, molte volte in biologico. Puntare alla modifica di un pilastro del Feasr senza unanimità e in un periodo transitorio risulta veramente incomprensibile. Il governo nazionale dice che vuole aiutare il Sud ma come pensa di farlo se poi riduce le risorse?”. Concorda con lei Sergio Tancredi: “si è trattato di un anno drammatico per la pandemia, ma la crisi al Sud, che parte da un grande svantaggio, si sente molto di più che al Nord. Qui la gente fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e finora gli imprenditori hanno ricevuto solo briciole dai ristori. E pensare che possano ricevere anche un euro meno li getta nella disperazione”.

Critico pure Nuccio Di Paola, del Movimento 5 Stelle: “Trovo strano che quando i rappresentanti delle regioni del Sud provano a difendere quello che in questi anni si è costruito, si venga tacciati di voler fare la guerra a quelle del Nord. Mentre, se avviene il contrario, si sta facendo l’interesse nazionale. Questa logica è inaccettabile. Io vorrei sapere: c’è per caso un’obbligatorietà nel modificare questo pilastro della Pac (la politica agricola comune, ndr)? Se la riposta è no, propongo di fare questa concertazione su tutti i pilastri, ma solo a partire dal 2023. Non si possono cambiare le regole quando arrivano i tempi supplementari… Siccome siamo di fronte al “governo dei migliori”, e ogni partito in Consiglio dei Ministri dovrà assumersi una responsabilità, auspico che la soluzione arrivi prima del 21 maggio. E non aggravi la situazione già grave dei siciliani: non siamo disposti a cedere neanche un milione”.

L’assessore regionale all’Agricoltura, Toni Scilla, ha ribadito “la contrarietà del Governo Musumeci a modificare i criteri di riparto del Psr 2021-2022. Il Ministro continua invece a mantenere una posizione sbagliata sia sotto l’aspetto politico sia sotto l’aspetto prettamente normativo. Ribadiamo il nostro ‘no’ a un’intesa scorretta che danneggerebbe notevolmente sul piano economico l’intero comparto agricolo siciliano”.