Qualunque cosa affermi il presidente della Repubblica, anche la più innocente, perfino la più pacifica, la più scontata, si leva un “ooooh” che tutti accomuna: come se quelle parole, in quanto cadute dall’alto, avessero chissà quale rimbalzo epocale. Alcune volte è davvero così. Ci sono interventi pubblici che Sergio Mattarella pronuncia dopo avere scavato a lungo i problemi e, per un orecchio allenato, non è difficile riconoscerli in quanto se ne apprezzano la densità e lo stile del personaggio. Ne abbiamo sentiti di recente sulla guerra, sull’Europa, sul clima, sulle migrazioni. Ma la routine del Quirinale prevede una quantità di messaggi, una pioggia di lettere, una folla di comunicati, una miriade di resoconti, uno sciame di commemorazioni e di commiati che non hanno sempre lo stesso peso. Rientrano piuttosto nell’ambito del galateo, della buona creanza e non sono altro che una manifestazione di sensibilità, un segno di attenzione per le buone cause di cui il mondo fortunatamente è pieno. Continua su Huffington Post
Ugo Magri per l'Huffington Post
in Buttanissimi Extra
L’uso politico di Sergio Mattarella Nessuno è immune al populismo
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