Per Caterina Chinnici e per Antonio Tajani, che è il segretario nazionale di Forza Italia, Totò Cuffaro è un reprobo, un malfamato, un avanzo di galera. I suoi voti puzzano di mafia e finirebbero per inquinare la lista per le elezioni europee. Ma per Renato Schifani e per Marcello Caruso, che è il coordinatore regionale di Forza Italia, Cuffaro è un alleato leale e degno della massima stima. I suoi voti profumano d’incenso e sono preziosi, se non addirittura determinanti, per mantenere in piedi il governo regionale di centrodestra. La dicotomia c’è e si vede. Se Caterina Chinnici è l’espressione più pura e immacolata del neo berlusconismo, Schifani è l’espressione più antiquata e infetta. Se Caterina Chinnici è la madonnina da portare, da qui a giugno, in processione, Renato Schifani è quantomeno da indagare per concorso esterno in associazione cuffariana. O no?