L’operazione di Matteo Renzi, in Sicilia, ha fatto storcere un po’ di nasi. Impossibile coinvolgere Lupo e Cracolici (“Il suo cinismo è pari al suo narcisismo” ha detto l’ex assessore all’Agricoltura), qualche chance in più sembrava esserci per Nello Dipasquale e la squadra dei “pontieri”, che in Assemblea regionale avevano costituito da poche settimane una corrente per sconfiggere le correnti. Dipasquale, da sempre molto legato a Faraone, ha scelto però di rimanere nel Pd: “Non condivido la decisione assunta dall’ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi di compiere una scissione – scrive l’ex sindaco di Ragusa -. La mia posizione è stata chiara già ai tempi delle primarie del partito quando ho scelto di sostenere, con forza e determinazione, il segretario Zingaretti. Proprio in quella occasione, ho giudicato come un errore la scelta di Renzi di non ricandidarsi alla guida del partito. Anche se avesse perso avrebbe potuto consolidare la propria posizione da minoranza”. Rimane a guardare, per il momento, anche l’ex segretario regionale Fausto Raciti: “Non condivido. Premesso che non mi sono posto nemmeno la domanda se andare o no, penso che sia un errore che farà male al Pd”. Ecco che la Sicilia si scoprì meno renziana del previsto.