Sapersi di centro e tentare di salire a tutti i costi sul carro della Lega. Il Carroccio piace a tutti, anche in Sicilia. Forse a troppi dato che, ad Agrigento per esempio, molti centristi della “vecchia guardia”, passati per il progetto fallimentare di Angelino Alfano, hanno chiesto a Salvini e ai suoi rappresentanti locali – spicca l’ex 5 Stelle Gelarda – di allargare le maglie fin qui ermetiche del partito. E si sono visti rispondere “picche”. La Lega – parafrasando – non prende a bordo né migranti né politici di professione. Eppure quell’area di mezzo un modo per riciclarsi deve trovarlo. O, nell’epoca dei populismi, rischia di rimanere confinata a percentuali da prefisso telefonico.

Il più autorevole esponente del centro siciliano, che si è preso un momento di pausa dalla politica, è Saverio Romano, leader del Cantiere Popolare. E capace di “camuffarsi” al governo della Regione attraverso i suoi uomini fidati: Mimmo Turano e Toto Cordaro. Romano è sempre vigile sulle questioni politiche dell’Isola e molti lo danno in trattativa con Musumeci e Meloni per la creazione di una lista comune alle prossime Europee. Ma lui chiude (in parte) le porte: “La mia idea era che Forza Italia si facesse carico di una proposta che mettesse insieme tutti i movimenti che sono iscritti al Partito Popolare Europeo, da noi all’Udc, costruendo una lista popolare. Purtroppo devo registrare che dentro quel partito ci sono almeno due spinte: una che guarda alla Lega come modello, l’altra che si chiude a riccio per preservare ciò che a mio avviso non è più preservabile. Da parte mia, mi impegnerò a fare in modo che un soggetto politico di ispirazione popolare e liberale possa ancora in Italia concorrere alle elezioni”.

Molti abbandonano il “centro” per non finire saccheggiati da Lega e 5 Stelle. Cosa pensa di coloro che vogliono sposare la causa di Salvini?

“Coloro i quali oggi vogliono salire sul treno della Lega sono gli stessi che volevano salire sul vagone di Renzi in Italia e che sono saliti sul vagone di Crocetta in Sicilia. Non credo sia una categoria che possa essere definita centrista, la definirei semplicemente una categoria di opportunisti. Fa bene la Lega a chiudere le porte a coloro i quali non hanno mai dimostrato di fare battaglie in favore del Nord per la sicurezza e per la lotta all’immigrazione, cioè i temi fondanti del partito di Salvini. Un centrista vero, che per natura non può che essere moderato, non potrebbe mai far parte di un partito che ha nel suo Dna la trazione nordista”.

Dove sono finiti i centristi con la “scorcia”? Quelli come Lei per intenderci…

“I centristi veri oggi soffrono una difficoltà: spiegare il modello di società che vogliono realizzare poiché l’elettore è più disponibile ad ascoltare chi grida e chi promette soluzioni immediate, rispetto a chi insiste su una visione di società che deve essere solidale, multiculturale e liberale”.

Responsabilità dell’elettorato ma anche e soprattutto dei partiti

“Certamente. Io faccio mea culpa. I partiti del centro, con Forza Italia in testa, non sono stati capaci di cogliere il disagio del popolo italiano. Hanno finito per regalare a 5 Stelle e Lega un voto che era inizialmente di protesta ma che è diventato maggioritario nel Paese”.

Alle ultime Politiche “Noi con l’Italia” si è proposta come quarta gamba del centrodestra e i risultati sono stati inquietanti. Cosa è successo?

“E’ stato un flop perché non si è riusciti a far passare un messaggio dentro un centrodestra che ha lasciato spazio alle grida di Salvini. E per questo è stata compressa, come d’altronde Forza Italia. In questa competizione elettorale ha vinto chi ha gridato di più, e nel centrodestra ha vinto Salvini”.

Le Europee sono davvero l’ultimo banco di prova? Un banco di sopravvivenza?

“Sopravvivono le idee, mai i numeri. Se ci sono delle buone idee, queste col tempo verranno riconosciute. Se c’è un buon progetto, questo col tempo verrà premiato. I numeri rappresentano soltanto un momento importante, che storicizza l’apprezzamento dell’elettore nei confronti di una proposta. E non sempre quella che viene maggiormente apprezzata dagli elettori è la migliore”.

Resta il fatto che, stando così le cose, rischiate di sparire dalla geografia del prossimo Parlamento italiano

“La democrazia risulta tale quando riesce a contenere il dissenso. Io penso che in questo momento, dentro Forza Italia, ci sia un dibattito aperto che fa i conti con uno scarso apprezzamento elettorale. Questo succede anche agli altri partiti di centro. Se tutti insieme comprendiamo che dare vita a un soggetto politico nuovo, dove c’è anche quella parte di dissenso a cui mi riferivo, premia la democrazia e dà la possibilità di avere un partito vero, allora ci si incanala verso la strada giusta. Diversamente i partiti di centro finiranno per essere autoreferenziali e quelli come me, che non vogliono svendersi a ipotesi populiste pur di restare in sella, potranno coltivare le proprie idee e la propria passione in circoli culturali anziché nella politica. Capisco che anche io corro questo rischio, ma non rinuncio ai miei convincimenti per uno strapuntino”.

Il buongoverno della Regione potrebbe riavvicinare un pezzo di elettorato siciliano?

“Noi, come movimento politico, puntiamo molto sul fatto che Musumeci svolga un’azione di buongoverno. Perché sappiamo che attraverso la nostra esperienza e il nostro esempio gli elettori potranno tornare a votarci. Ma senza un progetto politico tutto questo non ha respiro”.

Oggi la Lega serve realmente alla Sicilia e al Mezzogiorno?

“La Lega in passato ha dimostrato di essere lontana dal Sud e dal Mezzogiorno. Nel passato remoto addirittura contraria. Non so cosa ci dirà il futuro. Ma se, come vedo, accorda a dei provvedimenti come quello del reddito di cittadinanza, che può soltanto affossare il Sud, secondo me sta andando nella medesima direzione di sempre”.