Bastava accendere la tv ieri per capire che il discorso obbligato era quello della violenza sulle donne. Da Massimo Giletti a Mara Venier era tutto un rito di denuncia e dibattito per evitare che le scelleratezze si ripetano, per fare in modo che le vittime siano risarcite e che la violenza dei carnefici venga stroncata da una giustizia immediata. Tutti discorsi sacrosanti, puntuali, condivisibili. Ma come spesso accade quando dalla sostanza delle cose si passa alla liturgia, non sono mancate né le sbavature né le forzature. Avete visto il ministro della Giustizia intervistato dalla Venier? San Tommaso d’Aquino sosteneva che “la giustizia senza castigo è un’utopia” e che “il castigo senza misericordia è una crudeltà”. Ma Bonafede, davanti a Mara, si inebriava solo al pensiero delle manette e di una galera che non preveda né la redenzione né uno sconto di pena.