Marella, che narra della storia del tè

“Ho una laurea in Marketing, comunicazione d’impresa e pubblicità. Lavoravo a Palermo per un’azienda, ma l’ho lasciata perché avevo un desiderio enorme di fare qualcosa di mio. Così ho voluto reinventarmi”. Oggi Marella Pappalardo prova a sfondare nel campo del tè. Si, avete capito bene: il tè. La sua professione – nuovissima – è quella di “narratrice del tè”: “Ma non sono una tea sommelier, che si sofferma sugli accoppiamenti fra tè e cibo dolce e salato. Tanto meno una tea taster, che analizza le foglie, i profumi e i sapori. Sono una vera e propria narratrice”. All’apparenza suona strano, così chiediamo spiegazioni: “Parlo di come il tè ha cambiato le sorti del mondo. Analizzo questa bevanda, che molti neanche bevono, da un punto di vista sociologico. Lei sa che in Cina e in Giappone, il colera è stato debellato in una fase storica in cui si è avuto un consumo di tè particolarmente alto? O che ci sono delle guerre – come la guerra d’indipendenza americana – che si sono combattute a causa del tè? In Nepal, è storia recente, il popolo dei Gurkha prova a emanciparsi dall’India grazie al tè”.

Questa è la storia di una passione sconfinata, che Marella Pappalardo scopre di possedere ventidue anni fa. Mentre è iscritta all’università, si trova a Roma per un viaggio di piacere. Anziché girare i monumenti, il fratello la indirizza verso una sala da tè russa, nel quartiere ebraico. Un luogo che oggi non esiste più: “Forse credeva che potessi trovare l’ispirazione andando a vedere scrittori e poeti scrivere. Ma in realtà sono rimasta affascinata nel vedere come veniva servito il tè. Da quel momento ho cominciato a comprare il tè a foglie e a fare dei viaggi legati al tè. Sono andata in Cina e in Giappone pensando al tè. Ho cercato le notizie nei testi in italiano, nei libri in inglese e sui quotidiani. Spulcio storie, film, documenti, alla ricerca di qualcosa che mi riporti al tè. La gente non lo sa, ma tutti ne parlano”.

Così Marella ha deciso di divulgare la sua conoscenza. Ha deciso di farlo da quando, dopo aver mollato il lavoro a Palermo, si è trasferita a Ragalna, alle pendici dell’Etna: “Mi sono rinchiusa in quel posto alla ricerca di un’ispirazione, di un progetto di lavoro che mi distinguesse dagli altri. Ogni giorno bevevo tè e osservavo le camelie (la pianta da cui si produce l’infuso) in giardino. E alla fine quell’ispirazione è arrivata”. Così la Pappalardo ha creato dei pomeriggi ad hoc (il primo appuntamento aperto al pubblico sarà da Bar, a Palermo, domenica 15 dicembre), delle vere e proprie conversazioni sul tè, sotto il profilo storico e sociologico, che evolveranno in progetti di più ampio respiro.

“Voglio che sia per sempre il lavoro della mia vita – spiega Marella – Mi piace molto la vita dei paesi e mi piacerebbe coinvolgerne alcuni in questa mia esperienza”. Che è ai nastri di partenza, ma promette bene. Merito di quell’imbeccata del fratello, che anziché il Colosseo le suggerì di fare un salto al quartiere ebraico. Per vedere dei poeti all’opera.

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