Martina, in corsia dopo la grazia ricevuta

Martina ha una scritta tatuata sul braccio: “Tutto è possibile a chi crede”. E’ la stessa frase che campeggia all’unità Risvegli dell’ospedale Giglio di Cefalù, dove nove anni fa le venne salvata la vita dopo un terribile schianto stradale che la tenne in coma per 28 giorni. E dove oggi lavora – dal 9 ottobre a tempo indeterminato – come infermiera. Dopo quella tragica esperienza finita bene, Martina ha voluto dedicarsi agli altri. A figli e genitori che vivono la stessa esperienza, sospesi nel limbo di quella che lei chiama la “non vita”. Una situazione transitoria fra la vita e la morte, da cui Martina è uscita con grande forza di volontà e con l’aiuto dei medici, diventati i suoi angeli.

Il 4 giugno 2009, mentre si reca con alcuni amici a una festa di compleanno, l’auto sbanda e sbatte contro un palo. Un amico perde la vita, gli altri hanno lievi contusioni. Martina, all’epoca 17enne, ha un fortissimo trauma cranico. Viene ricoverata a Villa Sofia, e l’8 luglio trasferita al Giglio. Dopo 28 giorni si risveglia in lacrime, impossibilitata a parlare a causa della tracheotomia, e con un lato del corpo paralizzato. La fisioterapia è un momento duro tanto quanto il coma, consapevole stavolta. Ma il responso è quello atteso: Martina si riprende.

In quel momento, come racconta a Repubblica, capisce che la sua vocazione, ancora incerta, diventa la vita in corsia: “Non avevo ancora pensato a cosa avrei fatto da grande. Ma vedendo la competenza del personale, l’enorme passione e la straordinaria umanità con cui si spendevano per noi, ho capito che era la strada giusta”. Così, dopo la laurea in Scienze Infermieristiche, partecipa a un bando a tempo determinato per l’ospedale Giglio. Lo vince e torna all’unità Risvegli, dove per qualche tempo la sua vita è stata in bilico. Riabbraccia i medici che l’hanno salvata e si mette a disposizione. Trovarsi ogni giorno di fronte a pazienti che lottano per sopravvivere, spesso a causa di terribili incidenti stradali, non la spaventa. Le dà forza: “Ricordare quello che è successo a me è uno stimolo per fare bene il mio lavoro” dice la Giannone. Che in quel reparto continuerà a lavorare a lungo: lo scorso ottobre è arrivata la firma sul primo contratto a tempo indeterminato della sua carriera.

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