Dopo aver presieduto il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, a Palermo, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese è stata accolta a Palazzo d’Orleans da Nello Musumeci. I due, specie l’estate scorsa, erano stati protagonisti di alcuni screzi, tanto che il presidente della Regione, d’imperio, aveva firmato un’ordinanza per la chiusura dei porti e lo sgombero degli hotspot. A distanza di mesi i rapporti sono molto più distesi, ma sui migranti non si sono fatti passi avanti: “La discussione ed il confronto – aveva detto in mattinata Musumeci, audito dalla commissione Libe del parlamento europeo – sono il lievito della buona politica, ma non si può discutere in eterno. C’è un termine entro il quale la politica deve decidere! Questa estate moriranno tante altre persone in quella maledetta rotta del Mediterraneo, soprattutto donne e bambini. E’ una tragedia annunciata. E magari dopo qualcuno avrà il coraggio di venire dalle nostre parti per ostentare dolore di fronte alle bare dei migranti allineate”.

Il governatore ha raccomandato all’Ue “un confronto con i Paesi del Nord Africa”, per rilanciare una “politica di cooperazione economica e sociale con i Paesi africani d’origine dei migranti” e “impedire che tanti giovani debbano lasciare la loro terra avara andando spesso incontro alla morte”. Anche perché, evidenzia il governatore, “soltanto una minoranza di chi approda sulle coste siciliane è fatta da rifugiati, il resto è gente che cerca una vita migliore. L’Unione europea – aveva detto Musumeci – non sia cinica e si faccia carico della immane tragedia della migrazione nel Mediterraneo invece di girarsi dall’altra parte. Non potete lasciare da sola la Sicilia”.

Lamorgese, invece, ha rendicontato sulle ultime iniziative del governo: “Draghi è andato a parlare in Europa. Credo che con autorevolezza non solo del premier, ma delle azioni poste in essere, stiamo dimostrando che ci può essere una migrazione sostenibile e umano, ma nello stesso tempo deve avere delle regole”. “Basterebbe che ci sia una ricollocazione facoltativa, ma con quote obbligatorie – ha spiegato il Capo del Viminale – In questi mesi sono stata a Parigi, e la scorsa settimana a Tunisi, per cercare di valorizzare l’accordo di Malta che non ha dato i risultati sperati. Ci sono alcuni Paesi che non accetteranno la ricollocazione facoltativa con quote obbligatorie”. “Con la Tunisia – ha aggiunto – abbiamo stabilito una proficua collaborazione, anche in termini di flessibilità per i rimpatri. Ne facciamo circa ottanta a settimana, perché la Tunisia è un paese sicuro – ha detto il ministro -. Si tratta di un’intesa generale che prevede anche un partenariato da parte dell’Europa per risollevare le sorti economiche e sociali di quel Paese. Da là si parte e se i cittadini tunisini partono dalla Tunisia rischiando anche la vita è perché ritengono di non avere una esistenza dignitosa in quel paese”.

Domani invece è in programma un vertice con le organizzazioni non governative: “Dalle Ong mi aspetto collaborazione, nel solco dei rapporti già avviati in precedenza, e credo che continueremo in quei termini”, ha spiegato il ministro che ha aggiunto: “Negli ultimi tempi abbiamo avuto dei giorni abbastanza tranquilli, però quello dei migranti è un problema che va gestito con l’Europa: speriamo di raggiungere presto un accordo con tutti i Paesi”.