Musumeci può stare tranquillo. Gianfranco Micciché non ha alcuna voglia di candidarsi alla presidenza della Regione. Il massimo inquilino dell’Ars lo ha ribadito durante la rituale cerimonia del ventaglio, convocata in sala Mattarella, a palazzo Reale, alla presenza dei giornalisti: “Qualcuno diffonde queste notizie. Stiano sereni tutti, ma non ‘alla Renzi’: stiano sereni sul serio – ha detto Micciché -. Non sono un concorrente alla presidenza della Regione. Non esiste la sola possibilità, neanche vaga, che io possa essere proposto come candidato”.

“Essere presidenti della Regione – ha aggiunto il commissario di Forza Italia, riferendosi a Musumeci – non significa credersi Dio e se qualche scemo gli dice che io sono un pericolo per lui, bene, è solo uno scemo”. Poi si sofferma sui rapporti col governatore: “Ogni consiglio che io vorrei dargli viene inteso come trappola. Io non faccio trappole a nessuno, non ho nessuna intenzione di prendere il posto di nessun altro. Credo di avere l’intelligenza, l’intuito e l’astuzia per dare dei consigli e il fatto che non vengano accettati vuol dire che c’è qualcosa che non va”. Tra gli episodi che hanno determinato la stizza del presidente dell’Ars c’è la delibera su una serie di eventi promossi da D&G, che per poco la giunta non ha stoppato: “Se Dolce e Gabbana hanno potuto fare queste manifestazioni è grazie all’assessore Turano, perché già qualcuno aveva detto a Musumeci che c’era qualcosa, chissà cosa, per me… Basta: Musumeci togliti di torno questa gente e subito. Questa è gente che non ha futuro politico”.

Il presidente dell’Ars si è soffermato sulla nuova stretta anti-Covid: “Chiedo a Roma e alla Regione di non litigare. A Musumeci in particolare chiedo di prendere decisioni su dati precisi e non in base all’emozione. Tremo all’idea di una nuova chiusura: le imprese siciliane faranno grandissima fatica a riprendersi – ha detto Miccichè -. Quando sento parlare di una nuova chiusura mi vengono i brividi. Se così dovesse essere, il mio pessimismo sarebbe totale, con il rischio di non farcela. Facciamo uno sforzo – ha detto Micciché rivolgendosi ai siciliani – non possiamo permetterci una nuova chiusura. Non può e non deve succedere. Sarebbe criminale non applicare quelle attenzioni minime che ci vengono richieste per evitare una seconda ondata del coronavirus”.

Miccichè ha anche detto che “per quanto riguarda la fondazione Federico II ha perso nei mesi di chiusura del palazzo dei Normanni l’80 per cento di soldi per le visite: siamo passati dai 112 mila euro di incassi dell’anno precedente a 23 mila euro”.