Non si contano più gli schiaffoni che l’Assemblea regionale, la Corte Costituzionale e la magistratura contabile assestano, giorno dopo giorno, a Renato Schifani e al governo che lui crede invece di guidare con piglio deciso e autorevole. Macchè. Il presidente della Regione, reduce da due sonore sconfitte in Parlamento, ieri ha dovuto incassare il colpo più severo e più bruciante; un colpo che, richiamando il titolo di un film, lo accosta a Mimì metallurgico ferito nell’onore. E sì. Perché la Corte dei Conti ieri ha negato alla Regione la parifica del rendiconto 2020 e ha di fatto censurato pesantemente le scelte e gli azzardi di Gaetano Armao, a quell’epoca assessore al Bilancio; dello stesso Armao che Schifani ha scelto come consigliere personale dandogli, oltre a un lauto stipendio, anche mano libera sugli affari più delicati di Palazzo d’Orleans e dintorni.