Le principali questioni sul tavolo della Lega, all’indomani della disfatta elettorale, sono almeno un paio: a) dove li pigliamo i voti; b) chi si occupa di procacciarli. L’attuale assetto del Carroccio in Sicilia, con una classe dirigente ancora in “fasce” e un approccio tradizionalista rispetto ad alcuni temi – e daje coi migranti – pone la questione. Prendiamo un risultato su tutti: Augusta. Quella in provincia di Siracusa è una “città di frontiera”, tempestata da sbarchi e rivolte nei centri d’accoglienza. Matteo Salvini c’ha fatto un comizio alla vigilia dell’udienza preliminare sul caso Gregoretti. Eppure la Lega, che su questi temi ha costruito castelli di consenso, ha raccolto il 3,54% di lista, dove peraltro il simbolo di Alberto da Giussano era affiancato a quello di Diventerà Bellissima, il movimento di Nello Musumeci.

E’ il segno che qualcosa non funziona. Anche se il momento conviviale alla Vecchia Dogana di Catania, per la tre giorni di incontri sul tema della “libertà”, aveva emanato una buona dose di ottimismo. Non per i risultati dei Comuni in sé, ma se uno come Alberto Samonà si affretta a dire che “la nostra classe dirigente è pronta a governare”, ci sarà un motivo. Risultati alla mano, però, si fatica a trovarlo. Nino Minardo è uno dei pochi ad aver commentato l’esito delle Amministrative. “Intanto desidero rivolgere un doveroso apprezzamento a tutto il gruppo della Lega siciliana che si è speso con enormi sacrifici – spiega il deputato nazionale del Carroccio, che la spola fra Modica e Montecitorio –. Ma i risultati sono la conferma di ciò che temevamo. Bisogna portare avanti, al fianco di Stefano Candiani, quel processo di radicamento sul territorio che ancora manca. E’ un invito che faccio a me stesso e al resto del gruppo. Abbiamo alle spalle il primo partito italiano, ma soprattutto un leader carismatico e molto apprezzato fra la gente, che ha saputo proiettare la Lega sul piano nazionale. Pertanto dobbiamo assecondare l’onda lunga e favorevole che ci spinge verso il successo. Senza alcuna paura di crescere”.

A preoccupare Minardo è la “sindrome di Peter Pan”. L’incapacità – anche se il diretto interessato non lo dice in maniera esplicita – di saper guardare oltre il proprio ombelico e la propria poltrona. L’atteggiamento, però, non è affatto rinunciatario. Almeno il suo. Crogiolarsi nel dolore dello zero virgola – anche se in realtà il Carroccio è quasi ovunque fra il 4 e il 6% – non serve. E sbaglia, secondo il deputato, chi pensa che queste Amministrative siano lo specchio fedele di ciò che potrebbe succedere fra un paio d’anni alle Regionali: “Al contrario – ci spiega – l’appuntamento di domenica e lunedì scorso rappresenta un punto di svolta. Ma solo se facciamo nostro l’insegnamento che non sono le sigle e i simboli a renderci appetibili. La Lega avrà un grande successo in tutte le competizioni, a partire dalle prossime Comunali, in primavera. A patto che si cambi approccio”. E il metodo di ricerca del consenso. Dalla radiografia del voto di domenica, emerge che gran parte dei siciliani siano tornati a rifugiarsi nel voto ai moderati: “E lei crede che Zaia, Giorgetti, Candiani non lo siano? Lo dico da un anno a questa parte – ricorda Minardo –. L’elettorato a cui la Lega deve principalmente rivolgersi è quello moderato, che in Sicilia è concentrato per il 90% all’interno dei movimenti territoriali. Possiamo rappresentarlo nel migliore dei modi, dobbiamo avere l’ambizione di provarci”.

Agli alleati di governo, invece, la Lega tornerà a bussare nei prossimi giorni. E più che mai interessata, infatti, alle manovre messe in atto da Micciché e Musumeci per plasmare la nuova giunta (uscita devastata dal click day): “Noi abbiamo sempre sostenuto, ancor prima di fare ingresso nel governo regionale, che lo sprint finale della legislatura necessita di un rilancio anche sul piano operativo e programmatico. Sono state fatte grandi cose, andiamo certamente bene. Ma l’ambizione è quella di andare benissimo”. Serve un impulso all’attività di governo, che procede a rilento. Come ha evidenziato Annalisa Tardino a Buttanissima, alcuni assessori sono più in ombra di altri: “Durante l’emergenza Covid abbiamo fatto rapido aggiustamento (l’ingresso di Samonà) perché non potevamo perderci in lunghe verifiche – spiega Minardo –. Lo ha dichiarato pubblicamente anche il nostro segretario. Ma poiché in questi giorni si sta riprendendo un ragionamento”, ed è Forza Italia a proporlo, “siamo interessati e vogliamo dire la nostra. Ci sono temi a noi molto cari su cui vorremmo che il governo si impegnasse di più e in maniera più incisiva: la fiscalità di vantaggio, l’autonomia, le infrastrutture, l’agricoltura e i migranti, anche se non sono di esclusiva competenza regionale”.

A pensarci bene, dato che la Lega ha visto dimezzare il proprio contingente all’Assemblea regionale, l’unica richiesta “fattibile” sarebbe un rimescolamento delle deleghe. E’ storia nota che il Carroccio, già nello scorso maggio, avrebbe preso più che volentieri l’Agricoltura, mentre finì per “accontentarsi” dei Beni culturali. Musumeci, insomma, ha le sue belle gatte da pelare. E non potrà dire sempre di ‘no’ a tutti. C’è in ballo pure la nomination per il secondo mandato a palazzo d’Orleans: “Questa sarà una valutazione che la coalizione di centrodestra farà al momento opportuno – è la chiosa di Minardo –. Intanto pensiamo a lavorare bene e fare il massimo nei due anni che ci separano dal voto. La mia priorità, adesso, è far crescere il gruppo dirigente della Lega”.