A novembre va al G20, incontra il presidente Xi, e i giornalisti le chiedono: scusi, ha letto del suo sottosegretario alla Salute che è contrario ai vaccini? Poi a luglio va a Vilnius, al vertice Nato, seduta accanto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, e la domanda è: ma le ha lette le dichiarazioni di La Russa sul figlio accusato di stupro? Sicché non c’è dubbio che stamattina a Caivano, dove porta la presenza del governo in una terra degradata e dimenticata, a Giorgia Meloni sarà chiesto delle parole del suo compagno Andrea Giambruno. E sarà anche un po’ strano questo paese, l’Italia, in cui più del Pnrr e più del Patto di stabilità, più della vendita della rete Telecom e più della guerra, si discute d’un bizzarro generale-scrittore che sembra uscito da “Alto gradimento” di Renzo Arbore, ci sarà insomma senz’altro del provincialismo giornalistico, non lo escludiamo, ma è pur vero che nella destra italiana c’è un problema. E non è il fascismo, come pensa Elly Schlein. Ma il narcisismo e l’incontinenza verbale del maschio di destra.

C’è il ministro della Cultura che racconta di non avere letto i libri per i quali pure ha votato al premio Strega, c’è il ministro della Difesa che rilascia tre interviste al giorno a riprova che i mass media non sono affatto uno strumento di Satana, ma di Monsieur Homais: il loquace e vacuo farmacista di Flaubert , poi c’è il ministro della Giustizia che interviene sulla rimodulazione del concorso esterno in associazione mafiosa mentre la premier sta andando al Quirinale, c’è pure il ministro dell’Agricoltura che si incarta sulla dieta dei poveri, e c’è addirittura il ministro dello Sviluppo che sembra uscito da un racconto di Ionesco e dunque spiega che – state bene attenti – le accise sui carburanti non verranno tagliate perché servono a finanziare il taglio del cuneo fiscale in modo da dare più soldi ai lavoratori per pagare la benzina più cara a causa delle accise non tagliate… Altro che Sturmtruppen.

Questi maschi della destra, famigliari e non, compresi quelli che offrono riletture della strage di Bologna, parlano a tutte le ore, da tutti i canali e giornali e social, su qualsiasi argomento. Parlano spigliati e balbettanti, aggressivi e blandi, spudorati e capziosi, didattici e gioviali. Parlano con le gambe accavallate, le mani a farfalla, le labbra tremanti, le palpebre calate, le ginocchia unite, le dita torte. E ciò che conta, ciò che spicca ormai clamorosamente, è il fatto stesso che “parlano”. Essi parlano. E ogni volta che questi maschi della destra parlano, ecco che mettono nei guai la donna che li ha inopinatamente sottratti alle precedenti occupazioni facendone la fortuna.

Ieri lei rilasciava una lunga intervista geopolitica al Sole 24 Ore, si muoveva tra Cina e Stati Uniti, si proiettava sul filo complesso delle sfide del nuovo secolo, mentre quelli, ministri e non ministri, amici e famigliari, la mettevano ancora una volta nella condizione di dover rispondere, oggi, a domande del tipo: secondo lei una donna che si ubriaca e poi viene stuprata se l’è un po’ cercata? Nessuno rinfaccia a costoro di non essere precisamente dei Demostene o dei Cicerone, ma appunto per questo dovrebbero saper rinunciare spontaneamente alla pratica nefasta della lingua selvaggia. Si convincano, per il loro e nostro bene, che è meglio tacere. Sono patrioti? Ecco, allora offrano il loro silenzio alla patria (e a Giorgia). Shhh. State zitti.