Per premiare il passo indietro di Nello Musumeci alla Regione, e giustificare la sua presenza al governo, Giorgia Meloni s’è inventata il Ministero delle Politiche del Mare. Senza portafoglio, va da sé. E, forse, senza mare. Fin dal primo istante, infatti, è stato Matteo Salvini a mettere le mani avanti, confermando che il suo dicastero – quello alle Infrastrutture – avrebbe mantenuto la delega sui Porti, in modo da poter regolamentare (attraverso la Guardia Costiera) il sistema degli sbarchi.

C’è di più. Nel decreto approvato ieri in Consiglio dei Ministri è stato introdotto il Comitato interministeriale di coordinamento delle politiche del mare, con il compito di assicurare coordinamento e definizione degli indirizzi strategici (a cominciare dalla “valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni balneari”, che pertanto vengono strappati al Ministro del Turismo, Daniela Santanché). “Il Comitato è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro delegato per le politiche del mare”, si legge nel testo. Ma sarà presidiato da mezza squadra di governo, e dalle Autorità delegate per le politiche europee, le politiche di coesione e il coordinamento del PNRR”.

Musumeci, in pratica, è stato commissariato. E non ha potuto consolarsi neppure con l’altra branca del Ministero, quella relativa alle Politiche per il Mezzogiorno. La delega alla Coesione territoriale, infatti, è toccata a Raffaele Fitto, il potente ministro agli Affari regionali, nonché emissario di Giorgia a Bruxelles. Fitto, che si occuperà anche di Pnrr, gestirà una montagna di risorse comunitarie che al Sud faranno comodo. E che a Musumeci avrebbero garantito un ottimo ritorno d’immagine. Macchè.

In attesa di capire a cosa servano davvero le sue deleghe, si profilano i supplementari. E’ rimasta in sospeso, infatti, l’assegnazione delle competenze relative alla Protezione Civile. Se accadrà, per il colonnello Nello sarebbe la conferma di un contentino. In caso contrario, l’istantanea della sua inutilità al governo. Una fine comunque ingloriosa.