La Camera dei Deputati ha votato un ordine del giorno di Stefania Prestigiacomo (Forza Italia), poi condiviso da Fratelli d’Italia, che impegna il governo a reperire, nel fondo complementare al Pnrr, le risorse per la realizzazione del Ponte sullo Stretto (alias, “collegamento stabile”). L’ennesimo sussulto di un’incompiuta storica, stavolta, mette d’accordo quasi tutti: la proposta della Prestigiacomo, infatti, passa con 318 voti favorevoli e appena 54 contrari, provenienti da Pd, Movimento 5 Stelle (in parte) e LeU. Tutti gli altri si dicono a favore. “Apprezzo l’atteggiamento del governo che con coerenza e coraggio, anche sfidando certi insensati indirizzi ideologici ancora presenti in Parlamento, si impegnerà a trovare le risorse necessarie per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Forza Italia – spiega Prestigiacomo, ex Ministro del governo Berlusconi – ne ha sempre sostenuto la necessità e l’aver indirizzato i lavori d’Aula di Montecitorio proprio su questo specifico tema è un grande motivo d’orgoglio. Abbiamo risvegliato le coscienze di tutti coloro che credono nello sviluppo e nella crescita sociale del Meridione”.

Il percorso, tuttavia, rimane impervio. Qualche settimana fa anche la commissione di tecnici istituita al Ministero delle Infrastrutture dall’ex Ministro De Micheli, aveva dato parere favorevole alla realizzazione del Ponte, proponendo un paio di soluzioni, di cui una prevalente: la struttura a tre campate. Che avrebbe qualche vantaggio in più, ma andrebbe congegnata da zero. Mentre il progetto del consorzio Eurolink, che il governo Monti nel 2012 aveva bloccato (e che il manager di Webuild, Pietro Salini, potrebbe tirar fuori dal cassetto in qualsiasi momento), prevede una campata unica. Nei giorni scorsi, sulla vicenda, è intervenuto l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone: “Ad oggi c’è un progetto per il ponte a campata unica sospesa che è stato approvato, su questo bisogna lavorare. Diversamente, se si cambia idea, se si parla di ponte a tre campate o di altro, dovremmo ripartire da zero. Chi sposa questa seconda ipotesi è contro il ponte”.

Non è ben chiaro, adesso, quale sarà il prossimo passo. Sia il presidente del Consiglio Mario Draghi, che il ministro di riferimento, Enrico Giovannini, si sono detti possibilisti. E pronti a un dibattito pubblico. La Regione ha fretta. A Musumeci non dispiacerebbe mettere il cappello su una “vertenza” che dura ormai da quasi 50 anni.