All’appuntamento di Diventerà Bellissima, che celebrava a Catania i primi quattro anni del governo Musumeci, è stato il presidente della Regione a spezzare l’incantesimo una volta per tutte. Se fino a qualche giorno riteneva di non dover parlare di ricandidatura (“Sarebbe un atto di presunzione”), oggi addio cautela: “Musumeci è ricandidato, ma non è una notizia. Lo ha detto fino a ieri la presidente di Fratelli d’Italia, l’ha detto il senatore Salvini e, a me personalmente, anche il presidente Berlusconi. E’ normale che un presidente uscente consideri fisiologica la ricandidatura. Il tema non esiste”.

Poi ecco la motivazione: “Da quando è scoppiata la pandemia ho capito che non avrei potuto completare il mio programma in cinque anni. Se io non fossi un presidente adeguato non ci sarebbe il centrodestra, e gli undici assessori appartenenti ai vari partiti sarebbero già usciti dal governo. Come si fa a essere complici di un presidente inadeguato? Io credo che nessuno voglia rompere il centrodestra e riconsegnare la Sicilia ai comunisti. Sono convinto che resteremo uniti e che questa squadra abbia il diritto di vivere la stagione del raccolto dopo quella della semina. Capisco le esigenze dei partiti, ma stu babbìu può indebolirci”. E ancora, per rafforzare il concetto: “Il presidente della Regione sta lavorando alla preparazione delle liste per le prossime Regionali perché sarà ricandidato. Voglio vincere per me e per i partiti della mia coalizione”.

Un’uscita che non registra reazioni, tranne quella di Micciché all’Adnkronos: “Ad un anno dalle elezioni ancora attraverso la stampa riceviamo informazioni sulle future scelte del presidente Musumeci. Quattro anni fa la sua fuga in avanti fu accettata da un centrodestra che non fu facile rimettere insieme. Oggi insisto nel dire che il candidato sarà scelto dalla coalizione così come affermato anche dai leader nazionali”. “Allora – insiste il coordinatore di Forza Italia – il centrodestra veniva da un periodo difficile e quella mossa ci trovò impreparati. Oggi il centrodestra è fortissimo e può serenamente lavorare per individuare il miglior candidato che potrebbe anche essere lo stesso Musumeci – conclude Miccichè – se non fosse che il suo modo di fare lo allontana sempre più dall’obiettivo”.

Il governatore, dal palco di Catania, aveva lanciato un messaggio velenoso al proprio competitor: “Qualcuno, di recente, ha detto che io considero i partiti un cancro. Io sono cresciuto in un partito, ho avuto ruoli di responsabilità, so cos’è la militanza. Non considero un cancro i partiti, ma la partitocrazia. Che è cosa diversa. A governare è il presidente con gli assessori, non i partiti. Quando i partiti pensano di occupare lo spazio istituzionale, lì c’è il cancro. Ecco perché in questi quattro anni ho avuto grande rispetto per i partiti, ma a governare ci pensano gli assessori. Questo presidente la giacca non se la fa tirare da nessuno”. “Abbiamo messo alla porta mafiosi, affaristi, lobbisti. Non ci cercano più perché sanno che li accompagniamo in Procura – sottolineato Musumeci -. Abbiamo grande credibilità istituzionale, in giro passa la voce che siamo persone serie. Se tutto quello che abbiamo fatto fosse uscito sui giornali forse staremmo meglio”.

Da qui l’attacco agli organi di stampa: “Non abbiamo amici nelle redazioni e non vorremmo averne. Non ci piacciono i giornalisti amici. Vorremmo non avere giornalisti nemici. E attenzione, non parlo di Repubblica che è diventato un organo ufficioso del Partito Democratico. Infatti a Palermo non lo compra più nessuno. Ma nemmeno dei giornali indipendenti. Quando scrivono che Meloni tiene appeso a un filo Musumeci, che titolo è? Debbono sapere i colleghi giornalisti che la Sicilia ha un presidente non attaccato a nessun filo. Ma coi piedi per terra, stabile e solido. Con me non faranno mai notizie né titoli, se li debbono inventare. Non vogliamo giornalisti amici, ma almeno dite la verità. Vorremmo che l’informazione in Sicilia fosse più libera. Se il governo fa buone cose dovreste anche scriverlo”.

Il discorso, durato quasi un’ora e mezza, era cominciato con un’altra critica velata nei confronti dei giornali: “Nessuno è stato costretto a partecipare a quest’evento, neppure gli assessori. Noi siamo una famiglia, anche se non tutti i partiti della coalizione lo sanno”. Presenti in platea tutti i componenti della giunta, ad eccezione del leghista Samonà e dei forzisti più vicini a Micciché, Scilla e Zambuto. “Qualcuno ha parlato di truppe cammellate – ha insistito il governatore -, ma qui siete tutti volontari”. Compresi gli esponenti di Attiva Sicilia, che si ritagliano uno spazio sul palco con la vicepresidente dell’Assemblea regionale, Angela Foti.

“Oggi è il giorno delle ricorrenze – ha proseguito Musumeci –. Siamo qui perché sono passati quattro anni da quando sono stato proclamato presidente della Regione. E ne sono passati sette da un altro novembre, quello del 2014, quando in un grande albergo di Palermo abbiamo presentato il progetto di Diventerà Bellissima. E’ impossibile fare il consuntivo di quattro anni, ma è difficile comprenderlo se non si parte da dove abbiamo iniziato, da cos’era la Regione a novembre 2017”. Qui Musumeci tira in ballo il governo Crocetta: “Abbiamo trovato una montagna di macerie, personale demotivato, un’amministrazione sfilacciata, i dirigenti generali – verso i quali non sono mai stato tenero – non avevano neanche tempo di poter interloquire con gli assessori: ne sono cambiati 56 in cinque anni. Io ho dovuto sostituirne soltanto cinque”. Applauso per Sebastiano Tusa.

“Siamo partiti da un momento di assoluta difficoltà e della consapevolezza di non avere una maggioranza in parlamento: perché 36 deputati su 70 non sono la maggioranza. A tutto questo – ha proseguito Musumeci – si è aggiunto il voto segreto: è la cosa più ignobile che un’istituzione possa mantenere in vita. Andrebbe regolamentato solo per determinati contesti, e non usato sempre”. Musumeci ha citato la stagione delle riforme, un elenco assai scarno per la verità, soffermandosi soprattutto su quella dell’Urbanistica “attesa da 40 anni”. Il presidente tira dentro anche “pesca mediterranea, diritto allo studio, procedimenti amministrativi, riordino dell’istituto zooprofilattico, procedure semplificate nelle Zes, demanio marittimo, riqualificazione del Cas, la legge sul funzionamento del Corpo Forestale. Altre riforme ci attendono: la legge sui rifiuti, ferma da due anni, quella sulla riforma degli Ipab, sugli abusivismi edilizi in aree vincolate, sul riordino della polizia locale, sugli Iacp. E, inoltre, la legge sul commercio, sui consorzi di bonifica, sui lavoratori stagionali della Forestale. Se votate dal parlamento – ma non mi faccio molte illusioni – darebbero una grande svolta a questa terra”.

Lodi anche ad Armao: “Siamo partiti da 8 miliardi di disavanzo, perché chi ci aveva proceduto negli ultimi trent’anni, con varie responsabilità, e non per tutti uguali, lo aveva determinato. La Corte dei Conti ha preteso fosse risanato, e lo abbiamo portato a 7. Abbiamo istituito un tavolo per confrontarci con lo Stato, che però ha sempre calpestato alcuni articoli del nostro Statuto”. “Siamo la prima regione d’Italia per spesa nella lotta al dissesto idrogeologico – ha aggiunto il governatore –. Eppure qualcuno ha scritto che mentre in Sicilia si muore, il governo della Regione tiene i soldi fermi: mascalzoni. E’ vero che esiste una relazione della Corte dei Conti sulla spesa bloccata, ma si riferisce al 2018, quando noi eravamo appena entrati. Era l’eredità del governo precedente, il governo del Pd”. Musumeci ha rivendicato i risultati su rifiuti (con la differenziata portata al 42%), infrastrutture e gestione della pandemia. Inoltre, “abbiamo superato il target di spesa dei fondi europei nel 2018, 2019 e 2020. Siamo già all’80-85% anche quest’anno. Lo supereremo entro il 31 dicembre. Vi rendete conto? Ma cos’avrebbero scritto i giornali se non ci fossimo riusciti. Invece ce l’abbiamo fatto e non dicono nulla”.

Micciché: Musumeci la smetta di attaccare il parlamento

A distanza di qualche ore dall’evento de ‘Le Ciminiere’ di Catania, Gianfranco Micciché torna sulle parole del governatore: “Se c’è una cosa che mi dispiace di Musumeci è questo continuo attacco al Parlamento. Se venisse più spesso si renderebbe conto che tutto quello che è passato è solo grazie a un Parlamento disponibile perché noi non abbiamo mai la maggioranza. Se non ci fosse un atteggiamento responsabile, opposizione compresa, non passerebbe niente”. “Diciamo la verità sulla legge dei rifiuti – ha aggiunto, parlando con l’Italpress -. Se è lì da tre anni è perché fa schifo, appena viene portata in aula è bocciata da tutti. Ieri Musumeci ha confermato di fatto il suo pessimo rapporto con i partiti: se decide di continuare a presentare leggi che nessuno conosce e che non vengono apprezzate, così non andrà da nessuna parte. Ha fatto un’elencazione dell’ordinaria amministrazione gestita, ma dal presidente della Regione ci aspetteremmo qualcosa in più”. E ancora: “Il fatto che lui dica che sono gli assessori a decidere le linee guida del governo, è un’altra di quelle frasi che rischiano di allontanarlo dalla ricandidatura: sono i partiti a deciderla. Continua a passare per vittima contro la partitocrazia, ma i partiti e il Parlamento sono le due fondamentali istituzioni che garantiscono la democrazia”.