“Ho sempre sostenuto che uno dei mali della Regione sia stata la sua occupazione da parte dei partiti. Per me c’è un nemico delle istituzioni: la partitocrazia. Cioè quando a governare sono i partiti e non gli amministratori. Quando a determinare le decisioni non è il presidente della Regione, ma i partiti. Lo dico con grande rispetto dei partiti, che fra l’altro rimpiango”. Nello Musumeci chiude la kermesse dello Spasimo, a Palermo, rifilando un colpo al cerchio e l’altro alla botte. Pochi minuti prima Micciché, dal palco, lo aveva invitato a considerare una maggiore collaborazione coi partiti. In mattinata anche Saverio Romano, leader del Cantiere Popolare, aveva mandato un messaggio da Repubblica. E l’altro segnale è l’assenza dello stato maggiore di Lega e Fratelli d’Italia al primo evento “governativo”. Musumeci risponde a tutti loro, in maniera tranchant: “I partiti servono a selezionare la classe dirigente, la classe dirigente occupa le istituzioni. Se si rompe questo rapporto non è colpa del presidente della Regione. Dopo aver selezionato, attraverso i partiti, gli assessori, questi diventano i miei interlocutori. Ma il rapporto coi partiti non si è mai interrotto – garantisce Musumeci -: solo che una volta comandavano loro, oggi decide la giunta”.

E ancora: “Io ho incontrato i segretari di partito, forse 4 o 5 volte, non tutti si sono presentati. Ma da parte mia non c’è mai stata mancanza di rispetto – giura il presidente della Regione -. Gli assessori sono sempre stati nominati dopo aver chiesto alle forze politiche una terna di nomi. Questa mi pare una grande apertura nei confronti delle forze politiche. Quando riunisco i segretari – aggiunge il governatore – parliamo di grandi strategie, non di sottogoverno. Ma non possiamo sostituire i partiti con la rappresentanza istituzionale”.

Musumeci, durante l’intervista finale, e dopo le dovute premesse (“Non è il momento di parlare della mia ricandidatura”), ri-analizza sotto una nuova luce le parole pronunciate alla vigilia delle Regionali 2017: cioè che avrebbe fatto una sola legislatura, e poi avrebbe tolto il disturbo. “Io non conoscevo la realtà del governo regionale, avevo fatto per cinque anni il deputato d’opposizione, impegnato all’80% a fare il presidente dell’Antimafia. E mi sono dimesso quando il mio movimento mi ha chiesto di candidarmi. La commissione Antimafia – e qui è chiaro il riferimento polemico a Claudio Fava – non può essere utilizzata in campagna elettorale, perché è una cosa seria e ci vuole etica”. Poi ricomincia: “Sono arrivato a palazzo d’Orleans e ho trovato una Regione devastata. Ho dovuto scalare le rocce, io e i miei assessori abbiamo trovato cinque anni di macerie che stiamo documentando. Non avevamo messo nel conto un anno e mezzo di blocco per la pandemia, che ha occupato il 70% del nostro tempo. Abbiamo seminato tantissimo e continueremo a farlo nel prossimo anno e mezzo, ma abbiamo il diritto anche di raccogliere. Lo dice la legge del contadino: chi semina, raccoglie. Non siamo talmente generosi da avere sputato sangue per anni e consentire al primo arrivato di raccogliere i frutti”.

L’annuncio della ricandidatura, che aveva tenuto lontani i segretari di partito dalla convention, alla fine si materializza. Con un “però” poco credibile: “Fino a un mese fa all’interno del M5s si discuteva se confermare la Raggi a candidato sindaco di Roma. E’ chiaro che all’interno delle forze politiche possano esserci punti di vista diversi. Può essere una tattica, una strategia, la mancata definizione di un dibattito interno, questo è umanamente comprensibile. Io non insisto, e il tema oggi non è la mia ricandidatura. Se il centrodestra dovesse dire con chiarezza che Musumeci non può essere ricandidato – perché è amico del clan dei corleonesi o per altri motivi di questo tipo – io non sarei sordo e cieco. Se mi spiegano perché, non sarei così egoista dal pensare che la mia ambizione di raccogliere valga più della coalizione. Farei tre passi indietro, ma mi devono spiegare perché. Se mi si mette in discussione il fatto che sono rigoroso, che tratto tutti i partiti in base al peso specifico, che chiedo chi ‘hai nominato nel gabinetto’ o il certificato di carichi pendenti a chi deve assumere un ruolo nel sottogoverno… Beh, se sono messo in discussione per questi aspetti ne sono onorato. Credo di essere una polizza vita del centrodestra: abbiamo tenuto la mafia lontana 3 anni e mezzo dal governo regionale, vuol dire che c’è un presidente rigoroso, che sta con quattro occhi aperti”.

Ma, riprende Musumeci, “se rischio di condannare il centrodestra alla perdizione o alla sconfitta, per far tornare uno del Pd o mettere alla guida un grillino, a quel punto farò tre passi indietro. Non ho mai conosciuto un’impresa prima di aggiudicare i lavori, vivo in una casa popolare ristrutturata, i miei figli vivono alla giornata, quindi credo di avere diritto” ad essere ricandidato.

Nessun cenno alla possibile alleanza o federazione con un partito del centrodestra: “Con Berlusconi c’è un rapporto filiale, mi ha nominato sottosegretario di Stato senza avergli portato un solo deputato o senatore. Mi ha telefonato due settimane fa per chiedermi come va in Sicilia. Con Giorgia (Meloni, ndr) proveniamo dalla stessa casa madre. Ho reso omaggio alla presentazione del suo bellissimo libro. Salvini l’ho visto fino all’altro giorno. Cesa è un pezzo di pane, mi chiama sempre quando viene in Sicilia. Sono quattro partiti che hanno detto sì alla mia candidatura. Con DB abbiamo un buon rapporto (risate, ndr). Per me il centrodestra è un onore e una famiglia, da solo non sarei riuscito a farmi eleggere. E in tre anni e mezzo mi ha permesso di essere qui e rappresentare la Sicilia. Anch’io ho commesso degli errori, ma quando mi si fanno notare ho l’umiltà di chiedere scusa. Il tema della coalizione è irrilevante in questo momento. La Sicilia non è mai stata di sinistra, è di centrodestra per natura. Qualcuno vorrebbe farci spaccare e tornare indietro di trent’anni: non ci riusciranno”.

Inaugurando la kermesse allo Spasimo, il governatore aveva puntato il dito contro la stampa, rea di raccontare una verità parziale: “I siciliani – aveva esordito Musumeci – devono sapere che, nonostante quanto dicano certi giornali, c’è un governo attivo giorno e notte per riscattare questa terra”. E ancora: “Ho sentito dire ‘Musumeci lo conosco, è una persona per bene, ma non sta facendo nulla’. E allora ci siamo guardati in faccia coi miei assessori e abbiamo deciso: che cosa si può fare per fare conoscere le tante cose che questo governo ha fatto in tre anni? Noi comunichiamo quello che facciamo, ma per alcuni giornali è più importante quanti partiti dicono nì o sì alla mia ricandidatura, mentre non gli importa dell’Ismett 2 o del grande centro direzionale della Regione”.

Eppure anche la comunicazione sta diventando un fiore all’occhiello del suo esecutivo: “Il presidente della Lombardia – ha ricordato Musumeci – ha 38 giornalisti, Zingaretti 31, noi uno… Abbiamo fatto un concorso e ne abbiamo assunti sei, ne stiamo facendo un altro per assumerne altri cinque e forse non basteranno. Allora andiamo in giro per la Sicilia a incontrare la gente… Allora l’attacco: comincia la campagna elettorale… Se stiamo zitti non facciamo niente, se parliamo facciamo campagna elettorale. E quindi continueremo fare quello che facciamo da sempre: parlare alla gente”. “Era impossibile organizzare una convention in due giorni – aggiunge il governatore – è così i giornali hanno scritto ‘è ridimensionato’. Non c’è più nulla da scrivere sui giornali se c’è questo cicaleccio, questo cortile?”.

Contestazione all’ingresso: tre anni di minchiate

Il benvenuto a Musumeci e al suo governo, alla chiesa di Santa Maria dello Spasimo, non è stato dei migliori. I ragazzi dell’associazione Antudo – schierati un centinaio di militanti – lo hanno contestato con uno striscione. “Il presidente – dice a ‘Repubblica’ Tiziana Albanese – parlerà dei suoi tre anni di operato e ha detto che l’opinione dei cittadini è importante. Per noi è bocciato: risolve l’emergenza rifiuti proponendo due inceneritori, sulla sanità ha prodotto solo scandali che coinvolgono il suo assessore Ruggero Razza, sulle infrastrutture abbiamo solo autostrade colabrodo”.