“Non possiamo restare prigionieri delle discariche e dell’oligopolio dei privati”. Nello Musumeci, in conferenza stampa da Catania, usa questa premessa per annunciare la svolta della Regione siciliana sul tema dei rifiuti: ossia la realizzazione di un termovalorizzatore. Lo chiama in maniera un po’ diversa, ma la sostanza non cambia: “I termoutilizzatori – sillaba il presidente – diventa una macchina mangiarifiuti in grado di generare denaro e ricchezza. Nel 2035, secondo quanto stabilito da una norma nazionale che ne recepisce una europea, il 65% dovrà essere riciclato. Ma il 30%, cioè la parte che non potrà più andare in discarica, dovrà finire nei termoutilizzatori”.

Musumeci, che da un lato vorrebbe liberarsi dell’oligopolio dei “signori delle discariche”, dall’altro li chiama in causa: “Spero che a realizzare il termoutilizzatore sia un’impresa, o un gruppo di imprese associate. Nei prossimi giorni pubblicheremo un avviso pubblico per rispondere a una manifestazione d’interesse. Chi vorrà farlo, dovrà procedere a spese proprie. Se volesse realizzarlo la Regione ci vorrebbero 6 anni, a un privato dovrebbero bastarne 3. L’unica garanzia che chiederemo è che l’organo di controllo sia affidato al pubblico, cioè a noi”. “Non siamo dei marziani – aggiunge Musumeci – in Italia ci sono già 37 impianti attivi, specialmente nelle regioni del Centro Nord dove la criminalità organizzata non è presente come nel Mezzogiorno”. Nel frattempo, però, l’obiettivo è aumentare la raccolta differenziata e convincere le Srr dei Comuni, a individuare altri impianti: “Alcune – dice il governatore – hanno risposto alle nostre sollecitazioni. Quelle che non lo hanno fatto, sono state commissariate con l’architetto Lizzio”.

Un capitolo a parte merita l’altra manifestazione d’interesse, quella per spedire i rifiuti fuori dal territorio regionale. Dovrebbe essere la “soluzione ponte” in attesa del termoutilizzatore: “Dobbiamo evitare che i rifiuti rimangano sulla strada. Le regioni a guida Pd ci hanno spiegato che l’unica soluzione possibile è mandarli fuori – provoca il presidente, che poi si fa serio -. Noi abbiamo due soluzioni: creare altre 10-15 discariche e restare prigionieri della criminalità organizzata e di imprenditori spregiudicati (anche se non tutti lo sono); oppure allinearsi alle regioni che mantengono gli standard europei. Finché potremo conferire nelle discariche esistenti, lo faremo; quando non sarà più possibile, perché i privati decideranno di chiudere o perché responsabilmente non autorizzeremo altri ampliamenti, vuol dire che i rifiuti saranno venduti all’estero, con un esborso di denaro che non peserà sulle tasche dei contribuenti. Il mio governo ha chiesto a Roma di darci una mano per evitare che gli errori di trent’anni possano pesare sulle tasche dei cittadini. Abbiamo messo da parte una somma congrua per evitare che possa avvenire”. Sicula Trasporti? “Ci avevano detto che avrebbero chiuso, ma non l’hanno ancora fatto. Speriamo continuino a lavorare”.

Nella parte iniziale della conferenza stampa Musumeci aveva elencato una serie di numeri per mettere in luce i progressi della Regione sul tema della monnezza e le responsabilità di tutti gli attori in campo, come Comuni ed ex province: “Abbiamo trovato la raccolta differenziata al 22% – aveva spiegato il governatore – e dopo due anni l’abbiamo portata al 42%. Questo è merito di molti sindaci e cittadini coscienziosi. Anche se le basse percentuali delle tre città metropolitane – che variano dall’11% al 25% – finiscono per vanificare il lavoro dei comuni più virtuosi. In Sicilia – ha detto infine – abbiamo conteggiato 511 discariche esauste o non classificate, su cui abbiamo avviato un’indagine per la “caratterizzazione” affidata all’INGV per capire se sono potenzialmente inquinanti: stiamo avviando la procedura per la chiusura delle prime 250”.

I Cinque Stelle: “Musumeci ha perso la bussola”

“Un termoutilizzatore per risolvere l’emergenza rifiuti? Dite a Musumeci che non è giocando con le parole che risolve un problema che gli è chiaramente sfuggito di mano da tempo. Chiami le cose col proprio nome e dica chiaramente che vuole costruire un inceneritore: i siciliani ne hanno abbastanza di essere presi in giro da lui”. Lo affermano i deputati regionali del M5S, componenti della commissione Ambiente dell’Ars: Giampiero Trizzino, Stefania Campo e Stefano Zito.

“L’unica certezza – dicono – è che sui rifiuti, e non solo, Musumeci ha fallito completamente e ora cerca di buttarla in caciara. Ha appena affermato che i rifiuti in Sicilia sono in mano ad un oligopolio di aziende private. E poi, contraddicendo se stesso, annuncia un bando per costruire un inceneritore, da affidare a chi? Ovviamene ad un privato, col risultato che se oggi abbiamo 3, 4 aziende che si spartiscono ‘la torta’, domani ce ne rimarrà solo una”.

“Ormai è del tutto evidente – aggiunge Trizzino – che Musumeci non ha idea di come si risolva l’emergenza, perché chi conosce la materia sa che nella gestione dei rifiuti prima si parte dalla riduzione, poi si passa al recupero, poi al riciclo e solo alla fine (per quel poco che resta) allo smaltimento (in discarica, o dentro al forno di un inceneritore). Invertire questo percorso serve esclusivamente a favorire le aziende private, le stesse che Musumeci dice di voler combattere”.