Poteva approfittare del rimpasto per sognare alla grande, per buttarsi alle spalle tre anni di inconcludenza, per cancellare quell’immagine di presidente piccolo piccolo, senza respiro e senza coraggio, senz’altra ambizione se non quella di lisciare il pelo alla sua Catania, senz’altro orizzonte se non quello racchiuso tra Ambelia e Militello. Poteva cogliere l’occasione per disfarsi della zavorra che i partiti gli hanno caricato addosso, per liberarsi degli uomini che l’hanno aiutato a non far nulla, che gli hanno consegnato una finanziaria di cartone, che non sono riusciti a portare a termine un click day, che non hanno saputo approntare una sola riforma, neppure quella dei rifiuti. Ma lui, il governatore della Sicilia, ha deciso di non andare oltre il brodino della soluzione fisiologica, di chiudersi sempre più nel perimetro angusto delle sue paure. Peccato.