In Italia c’è una legge a cui nessuno può sfuggire. È uguale per tutti e non ammette sconti, anche se in ballo c’è la sopravvivenza di uno dei programma di punta del servizio pubblico. Fiorello, l’uomo che tutti i canali televisivi vorrebbero avere, tornato in Rai dopo una trattativa che già aveva indispettito i giornalisti del Tg1, questa volta ha dovuto piegarsi alle lamentele dei residenti di via Asiago, perché il suo programma, sito al numero 10 della strada del quartiere Prati di Roma, aveva procurato non poche noie a chi abita nei palazzi intorno. Schiamazzi e sporcizia erano stati imputati allo show in onda al mattino sul secondo canale da quest’ultimi, in lotta da tempo contro l’indesiderato, seppur celebre, ospite. E alla fine l’ospite ha dovuto prendere atto delle regole del condominio: “Se il programma si farà comunque non si farà a via Asiago. Siamo alla ricerca di una nuova location”, ha dichiarato lo showman su Instagram, spegnendo le polemiche.

La questione Fiorello era rimasta in sospeso alla presentazione dei palinsesti Rai, che, a sorpresa, non avevano citato il rinnovo in nuova edizione del programma rivelazione della rete. L’amministratore delegato Roberto Sergio si era affrettato a precisare che era nelle intenzioni dell’azienda riportare lo show del mattino in onda, ma toccava prima trovare un accordo con i condomini di via Asiago. “Viva Rai2! è nata lì e, anche se non si tratta di una location comoda, il primo varietà fatto per strada’ difficilmente potrà trovare casa altrove”, aveva dichiarato Fiorello a giugno, che sembrava irremovibile nella sua decisione: o così o nulla. “Potrebbe avere tutti gli studi che vuole”, aveva spiegato l’ad dopo gli annunci di Napoli, “ma il successo del programma è legato al fatto che si fa sull’asfalto, sulle strisce, in mezzo alle case. Fa parte del Dna del programma: se non può essere così, bisognerebbe pensare ad altro, ma Fiorello non ha intenzione di farlo”. E ancora: “Lui spera che le mie doti di mediatore possano avere successo. Certo, da condomino qualche problema me lo porrei, ma avere quelle case che possono diventare oggetto di culto, vuol dire magari vederne aumentare il valore”. Continua su Huffington Post