Schlein ha scelto di iniziare l’“estate militante” dalla Sicilia con due incontri a Enna e a Palermo. Ha riunito i quadri dirigenti del Partito democratico per una riflessione sul PNRR e sulla autonomia differenziata, due questioni tra loro in qualche modo legate. La prima rappresenta un’occasione imperdibile per far recuperare alla Sicilia competitività con le regioni del Centro-Nord, per farle superare il divario sulle infrastrutture e sulla qualità dei servizi, per raggiungere l’obiettivo lontano e difficile della coesione nazionale. La autonomia differenziata, se attuata, consacrerà la divisione del Paese tra zone ricche e zone povere, ribadirà l’esistenza di una comunità all’interno della quale convivono cittadini che solo formalmente hanno gli stessi diritti ma nella sostanza vivono e continueranno a vivere in condizioni molto diverse. Saranno divisi, come si dice spesso, tra cittadini di serie a e cittadini di serie b.

Sul PNRR la segretaria del Partito democratico si è avvalsa di una ricerca puntuale e dettagliata di Cleo Li Calzi, una attenta dirigente regionale del partito e studiosa di economia.

I due incontri, quello di Enna e quello di Palermo, hanno reso evidenti le opportunità irripetibili e lo stato di attuazione del tutto insufficiente delle misure previste, con i rischi di perdere risorse fondamentali per l’Isola. L’iniziativa potrebbe avere offerto al gruppo dirigente la possibilità di intestarsi nelle sedi istituzionali una battaglia politica di estremo valore. Che può risultare efficace se si è determinati e principalmente se si conoscono le questioni alla base del confronto. Con lo stesso metodo risulterà possibile denunciare le inadempienze e i ritardi del governo regionale, che non ha neppure proposto all’Assemblea un dibattito su un tema di tale rilevanza. Per indicare le soluzioni più appropriate che evitino un danno irreparabile alla nostra terra, occorre partire dalla conoscenza delle questioni che si affrontano e troppo spesso, sul PNRR, si dicono delle ovvietà che danno la prova di non averne neppure lontanamente un’idea.

L’iniziativa di Schlein potrebbe risolversi in una occasione pure utile di scambio di opinioni tra il gruppo dirigente isolano del Partito democratico e la sua segretaria.

Se ci si riferisce solo a quanto è emerso dai mezzi di informazione, questo secondo rischio mi pare probabile e banalmente, se si vuole, mi induce a dire, utilizzando una frase della segretaria, che “non ci siamo accorti del suo arrivo”. Probabilmente non è così.

In effetti una azione concreta che segnali l’inizio dell’estate militante si sarebbe dovuta svolgere diversamente, avrebbe dovuto avere un rilievo maggiore. Magari in modo  modo collaterale avrebbe dovuto coinvolgere, insieme ai gruppi dirigenti, gli attivisti, gli iscritti, giusto i militanti, in un incontro utile a fare uscire la dirigenza dalla comoda cuccia in cui svolge un ruolo tranquillo, accomodante, di nessun rilievo, del tutto inadeguata a suscitare interesse e consenso.

L’incontro con gli esponenti del potere locale, i sindaci, i presidenti dei consigli comunali e quello riservato con la deputazione regionale, della cui importanza si può anche non dubitare, rischia di apparire come una iniziativa insufficiente, come una delimitazione, una recinzione, in fondo un riconoscimento dell’attuale assetto del partito nell’Isola, quell’assetto, come più volte sottolineato, che ha dato prove non lusinghiere sia sul terreno dei risultati elettorali, sia su quello dell’iniziativa politica.

Se c’è un governo incapace di affrontare i problemi dell’Isola, di farsi carico, nello specifico, dell’attuazione delle misure del PNRR, di fronteggiare i rischi della autonomia differenziata, c’è anche una opposizione non all’altezza del proprio ruolo di denuncia e di stimolo. Se la destra, come capita ormai dall’inizio della legislatura a Roma e principalmente a Palermo, litiga, lacerata da contrasti di potere e tuttavia alla fine riesce a rimanere unita, aggrappata al potere stesso, è anche per la fragilità, a volte per la compiacenza delle opposizioni, divise e separatamente disponibili ad accordi sottobanco con la maggioranza.

Se i giovani in particolare, ma non solo loro, rimangono lontani dalla politica, la ritengono perfino un esercizio estraneo ai loro interessi, del quale si occupano, traendone beneficio, gruppi ristretti e autoreferenziali, è perché non si riesce a trovare un linguaggio comprensibile, ad individuare questioni sulle quali sollecitare il consenso e l’impegno.

L’estate militante può avere avuto un prologo utile dai due incontri di Enna e di Palermo. Ma se deve davvero avere un seguito e un senso, ottenere risultati concreti, fare uscire dall’inerzia l’attuale gruppo dirigente, occorre che la nuova segretaria del Partito democratico lasci un segno in Sicilia e dalla Sicilia nel Paese, prendendo atto di dover intervenire intanto sull’organizzazione del suo partito e sul rapporto tra lo stesso e il gruppo assembleare.

Schlein sono certo non potrà accettare una struttura inadeguata solo perché in larga misura l’ha votata alle primarie.

Pochi giorni fa lei ha riunito la direzione nazionale a Ventotene, per segnare da lì, da quel luogo dove furono poste le premesse dell’unità europea, la battaglia contro i sovranismi, contro quelle forze che mirano ad indebolire la grande esperienza di una parte considerevole del continente che, dopo la seconda guerra mondiale, ha iniziato un percorso comune di sviluppo e di pace, oggi messo fortemente in discussione. Se Schlein volesse intestare al partito la battaglia per l’unità reale del Paese contro gli egoismi di alcuni settori dell’economia e della politica a cieca difesa dei propri interessi, allargando il solco tra il Nord e il Sud e riducendo le prospettive di crescita dell’intero Paese, potrebbe cominciare dalla Sicilia. Proseguire magari con quanto ha appena iniziato negli incontri di venerdì scorso.

Sarebbe opportuno, dopo Ventotene, riunire qui la direzione nazionale e far partire così da questo estremo lembo del Paese la battaglia per la sua unità morale, culturale, economica e sociale. Si tratta di occuparsi realmente di economia, di prodotto interno lordo, di formazione di ricchezza, di sanità, di infrastrutture, di scuole, di asili a sostegno della maternità, di giustizia sociale, di eguaglianza reale tra i siciliani e i cittadini delle altre zone d’Italia.

E dovrà essere necessariamente una battaglia culturale, prima che politica.

Una battaglia che sfidi l’inerzia degli intellettuali, del mondo accademico, di tutti coloro che trovano facile conciliare semplicisticamente l’indignazione con il disimpegno.

Schlein potrà individuare anche nel suo partito energie utili, a cominciare da Peppe Provenzano, per esempio, che conosce bene i problemi dell’Isola e del Sud e a parecchi altri attuali dirigenti. Probabilmente quelli che potrebbero avere voglia e capacità di dare un contributo di rilievo, Schlein potrebbe cercarli in modo precipuo al di fuori dell’attuale quadro dirigente, che per lo più è il risultato di piccoli accordi di potere e di comodità e che ha dato numerose prove di non essere in grado di trovare la sintonia con la comunità isolana.

Tutte le iniziative che hanno alla base questioni importanti, come quelle del PNRR e della autonomia differenziata, sono utili. Ma per esprimere in pieno la loro forza devono uscire dal salone dell’albergo di Enna o da quello di Palazzo dei Normanni nei quali si sono ritrovati i gruppi dirigenti, ottenendo una sorta di “bollo di validità” dalla Schlein. Lei sarebbe opportuno che si ponesse la necessità di costruire un partito vero, militante, capace di tessere alleanze, fare opposizione responsabile ed efficace, creare sintonia con i tanti che non credono più nella politica o rimangono convinti della impossibilità di fronteggiare con successo lo strapotere della destra.

Se Schlein darà un inizio reale all’estate militante, sicuramente i siciliani non potranno dire di non essersi accorti che sia arrivata.