“Sta tornando il tempo in cui le ‘bestie’, quelle che hanno incendiato la politica italiana, tornano ‘a cuccia’. Ci sono volute due crisi di governo e il coraggio di pochi temerari, ma più passa il tempo e più si comprende il valore di quelle scelte”. Davide Faraone, capogruppo al Senato di Italia Viva, torna sulle Amministrative di domenica e lunedì scorso, che hanno consegnato al Paese un Salvini dimezzato e un Movimento 5 Stelle da percentuali irrisorie. “I cittadini – aggiunge il coordinatore regionale di Italia Viva – hanno chiare le loro priorità: pandemia, vaccini, ripresa delle attività economiche, lavoro. Chi ha votato si è affidato a chi ha proposto stabilità, serietà e buon governo”.

Non le sembra un po’ riduttivo – parlando di elezioni Amministrative, e quindi localistiche – che ha vinto l’agenda Draghi?

“Quando dico che ha vinto l’agenda Draghi dico che ha vinto un modello e ha perso chi, dentro e fuori dal governo, continua a remare contro. Contro l’Italia innanzitutto. Un tempo a Milano sarebbe stato premiato il pediatra con la pistola. A Napoli il nuovo De Magistris, il magistrato che si candida nella città dove ha indagato, inquisito, arrestato fino a qualche giorno prima di firmare l’accettazione della candidatura. Un tempo a Roma i cittadini avrebbero votato un tribuno, bravo a parlare più che a governare. Un tempo sarebbero state premiate le balconate, i no Expo, i no Olimpiadi, i no tav, i no euro, i no vax, i no green pass. Per fortuna questo tempo è passato”.

Per sempre?

“Sì, il populismo, il sovranismo ed il giustizialismo appartengono al passato, anche se la formazione del governo gialloverde ad inizio legislatura sembrava l’inizio di un lungo incubo”.

Detto che il ‘modello Draghi’ non è per sempre, e che prima o poi l’emergenza finirà, quale sarà a quel punto la strategia di Italia Viva? Ripiegare sui vecchi amici del Pd o tentare un nuovo approccio al centro che il riformismo di Calenda, in questa tornata elettorale, ha rappresentato meglio degli altri?

“È sempre più lampante che la nostra mossa di buttar giù prima Salvini, che voleva i pieni poteri, e poi Conte, che a forza di dirette Facebook si era pure dimenticato di leggere il Pnrr e di occuparsi dei vaccini, ha salvato l’Italia. Oggi c’è Mario Draghi, un uomo una garanzia. Andiamo in Europa e non con il cappello in mano, ci confrontiamo a testa alta e con la schiena dritta con i principali partner europei e internazionali. L’Italia cresce, e cresce più degli altri paesi Ue. Abbiamo autorevolezza e ce la riconoscono in tanti. Abbiamo un piano di ripresa e resilienza da trasformare in cantieri e posti di lavoro; abbiamo la giustizia da aggiustare, e la riforma Cartabia va in questa direzione; abbiamo da debellare il Covid e da rimettere in carreggiata il Sud; abbiamo da salvaguardare l’ambiente del pianeta e sconfiggere le vecchie e nuove povertà. Abbiamo da mettere sotto i riflettori le nuove generazioni e la loro formazione. Sappiamo che l’agenda Draghi funziona solo con donne e uomini che hanno come valori quelli del miglior riformismo e liberalismo. Con loro vogliamo fare un pezzo di strada assieme. E se mi guardo intorno ne trovo tanti, purtroppo, divisi da partiti e coalizioni che guardano al passato quando invece va trovata una strada per il futuro”.

In Sicilia sembra esserci una forte sintonia tra Italia Viva e Forza Italia. Micciché incontrerà Renzi a Firenze per “inventarsi qualcosa”. Che cosa?

“Parliamo insieme di “modello Draghi”, è una strada percorribile anche a Palermo ed in Sicilia. Ne sono convinto. Dobbiamo aggregare i riformisti, i popolari, i liberali, a questo stiamo lavorando, io sono molto fiducioso. Nella nostra regione deve nascere una grande alleanza che chieda a chi vuol fare un pezzo di strada insieme non da dove viene, ma dove vuole andare e soprattutto che trovi sintonia sulle cose da fare”.

Cosa resta di Italia Viva all’Ars se anche Tamajo e D’Agostino si defilano? Dopo Sammartino, la Sudano e Scoma sarebbe un duro colpo…

“Non mi risulta che D’Agostino e Tamajo si siano defilati da nulla, anzi, abbiamo organizzato insieme la visita di Matteo Renzi in Sicilia. Stiamo lavorando poi per una forza “centrale” anche in Sicilia. Nella nostra regione potremmo sperimentarne per la prima volta questa forza. Per chi invece ha fatto altre scelte, pazienza. Italia Viva è molto di più della somma di deputati o consiglieri comunali. Ed è soprattutto un luogo dove le idee, i valori vengono prima delle poltrone. Non barattiamo la coerenza per un posto. L’ho detto qualche tempo fa e credo che, alla luce degli ultimi fatti, stia avendo proprio ragione. Chi ha scelto di andare via ha sbagliato i conti, perdendo oltre che la faccia anche la poltrona”.

O è Italia Viva ad aver perso attrattività?

“Noi restiamo qui, abbiamo un altro modo di fare politica, dalla prima Leopolda, sempre coerenti. Si vince e si perde ma i valori valgono più di tutto. E poi sa che le dico? Per uno che va via in nome di una poltrona, tanti ne arrivano in nome di un’idea. Per chi ha ancora dubbi, pregasi verificare i risultati di Italia Viva a Milano, Napoli, e poi Roma con Carlo Calenda. I primi due eletti nella Capitale sono due ragazzi di Italia Viva. Ecco, daremo più credito ai giovani, meno ai lupi. A proposito di giovani, dal 29 al 31 ottobre a Isola delle Femmine terremo la terza edizione della nostra scuola dedicata agli under 30. Con noi ci saranno Rula Jebreal, Mara Carfagna, Elena Bonetti, Giancarlo Giorgetti, Teresa Bellanova, Luciana Lamorgese, Emma Bonino, Paolo Del Debbio, Marco Bentivogli, Pietro Ichino, Marco Fortis, Chicco Testa, Nino Cartabellotta, Giovanni Fiandaca, Antonio Decaro e tanti altri”.

La settimana scorsa era all’assemblea di Sicilia Vera, il movimento di De Luca. Da Taormina, ma anche dalla Festa dell’Unità di Palermo, emerge una politica siciliana in stato confusionale. Alcuni hanno delle idee, ma pochissimo coraggio per applicarle.

“Più che in uno stato confusionale, credo che questa classe dirigente sia nel bel mezzo di contraddizioni che finalmente stanno venendo a galla. Questo perché quando la politica finalmente smette di parlare e inizia a fare, ed è quello che sta facendo Mario Draghi, viene alla luce il grande inganno. E il grande inganno è stato in questi anni quello di coalizioni e governi che riuscivano a stare insieme solo perché non affrontavano i grandi temi, che sono poi quelli decisivi e spesso divisivi. La colla che le teneva insieme era la gestione ordinaria del potere e non certo le idee, i progetti, le riforme. In Italia ci sono più riforme rimandate che fatte. Il Covid ha cambiato il paradigma. L’immobilismo non è più consentito e dalla crisi economica e sociale si esce con scelte finalmente coraggiose. Altrimenti si affonda”.

Ci faccia un esempio.

“Il Ponte sullo Stretto di Messina. Mezzo secolo di bla bla bla. Sulla sua possibile realizzazione i partiti hanno giocato partite ideologiche, sapendo che alla fine non si sarebbe mai realizzato. Adesso che la prima pietra non è più un miraggio, e che non si scherza più, ecco che i partiti e le coalizioni vanno in tilt. Stessa cosa sugli impianti di termovalorizzazione di ultima generazione oppure sulla sburocratizzazione e la semplificazione normativa in materia di appalti. Per essere chiari: io che dico sì al Ponte, ad impianti moderni per la gestione dei rifiuti, al modello Genova per sburocratizzate e realizzare le opere pubbliche, posso mai stare accanto a chi dice sempre no? E pensa alle trazzere e alla decrescita infelice? Ma certo che no. E il Pd? Può fare un governo con chi dice sempre no? E Forza Italia, può stare insieme a chi pensa che il Green Pass è dittatura sanitaria? Ecco, questo tempo ci dà la possibilità di fare finalmente chiarezza. E noi, che abbiamo l’obiettivo di unire quelli che la pensano allo stesso modo su cultura, formazione, infrastrutture, lavoro, ambiente, rifiuti e salute, pensiamo che da qui possa nascere una nuova storia politica”.

Le elezioni Regionali e le Amministrative di Palermo, sia in termini di proposta che di alleanze, seguono la stessa logica? Voi siete il partito più rappresentato a Sala delle Lapidi: può andar bene Lagalla o avete altre ambizioni?

“Ripeto, ora è il tempo delle idee e non quello dei nomi”.

Un commento su Leoluca Orlando che si dice pronto a guidare la Regione.

“Ne ha tutto il diritto, io non posso che augurargli un grosso in bocca al lupo. Noi a Palermo abbiamo già scelto un’altra strada”.

Un consiglio alla Sicilia per l’utilizzo dei fondi del Pnrr. Venti miliardi sono tanti, ma con le vecchie logiche da sagra non sono escluse fregature.

“Nei prossimi anni, tra fondi Pnrr e fondi Ue 21-27 la Sicilia avrà a disposizione 50 miliardi, non noccioline. E, sinceramente, sono molto preoccupato. Le prime avvisaglie, parlo dei 31 progetti relativi all’infrastrutturazione irrigua non ammessi a finanziamento, non fanno ben sperare. Ancor di più se penso che la Sicilia ha speso appena il 38 percento dei fondi Po Fesr 2014-20 con una scadenza che è praticamente dopodomani. Io – siccome so che questi denari, se spesi bene e subito, cambieranno il volto della mia isola e la renderanno più bella e più efficiente – sono uno di quelli che non fa il tifo contro questo o quel governo. Noi siamo disposti a dare una mano, in Sicilia e a Roma. Però sia chiaro, niente sprechi, niente sagre. Quei soldi sono dei nostri figli e vanno spesi bene, per loro, per il futuro della Sicilia”.

Il futuro del Reddito di cittadinanza. Serve una riforma per rendere utile e praticabile questa misura? O continuerete a coltivare l’idea di abolirlo con un referendum?

“Il Reddito di cittadinanza va rivisto e non solo perché ci sono i furbetti. Va rivisto perché ha tradito la sua mission, che era quella di accompagnare al lavoro chi non lo aveva mai avuto o lo aveva perso. L’incrocio fra domanda e offerta non si è mai realizzata. Soltanto il 31% dei beneficiari – e lei lo ha descritto bene qualche tempo fa – ha firmato il Patto per il lavoro a livello nazionale. E la situazione siciliana è ancora più assurda: rispetto ai 556 mila percettori, i Centri per l’impiego ne hanno convocati 130 mila, di cui 106 mila hanno firmato il Patto. Sa molto meglio di me quanti di essi hanno trovato lavoro, 6.662. L’uno per cento. Non ha neppure abolito la povertà. Non lo dico io, lo dice la Caritas: oltre la metà dei poveri in Italia (il 56%) non percepisce l’assegno. Quindi abbiamo di fronte una legge che non funziona sia nell’ambito delle politiche attive del lavoro, che nell’ambito del contrasto delle povertà. E di questo dobbiamo occuparci al più presto”.

Qual è l’auspicio di Renzi e di Italia Viva per il Colle? Mattarella bis o Draghi subito?

“Ne riparliamo dopo Natale, intanto le do appuntamento alla Leopolda 2021, dal 19 al 21 novembre a Firenze, sarà un altro Big Bang. E poi subito al lavoro per Palermo e la Sicilia”.