In un’epoca di scandali e raccomandazioni – in cui lo sport preferito delle opposizioni è parlare di “lottizzazioni” al potere, solo quando il potere, però, ce l’hanno gli altri – la parola “nomine” genera sfiducia, se non preoccupazione. Partiamo da un dato certo: con quelle operate ai vertici di Irsap, Camera di Commercio di Caltanissetta e Cefpas, il governo Musumeci piazza le ennesime bandierine su ruoli di sottogoverno che Crocetta, durante cinque anni a Palazzo d’Orleans, aveva “giustamente” occupato. Lo spoil system, la classica operazione di ricambio che accompagna la staffetta politica nelle istituzioni, è quasi a compimento: come rendicontato da Repubblica, infatti, da novembre 2017 il presidente della Regione ha portato a termine la rivoluzione dei commissari, piazzando negli enti, nelle società e nei consorzi legati alla Regione – spesso in modo transitorio – persone di fiducia.

Il concetto stesso di nomina ingloba quello di fiducia. Perché il discorso diverrebbe innaturale se Musumeci, anziché privilegiare componenti della sua “Diventerà Bellissima” o fedelissimi della sua squadra di governo (sulle cui competenze torneremo in seguito), avesse dato carta bianca al Pd e al Movimento 5 Stelle e avesse detto: “Io sono l’onestissimo, fate voi”. Risultando un fesso. Ma fesso Musumeci non è. E’ un uomo che ha letto i giornali, che ha vissuto nei partiti, che fin da ragazzo mangia pane e politica. Sa come funziona il mondo. Se al governo c’è il centrodestra, anche le caselle del sottogoverno saranno occupate dal centrodestra. Lo sanno anche i suoi rivali. E così nei secoli dei secoli, da un quinquennio all’altro (la spartizione romana fra Lega e Cinque Stelle è un esempio appena sfornato).Tutti sanno come funziona ma l’importante è confondere le idee, riempirsi la bocca di moralità, istigare separazione fra popolo e governanti. Il gioco (sporco) delle parti.

Altra cosa è la competenza. E qui i discorsi si fanno terribilmente seri. Prendete l’Irsap. E’ l’istituto regionale per lo sviluppo delle Attività produttive, si occupa della gestione delle aree industriali siciliane. Uno strumento creato nel 2012 dal governo Lombardo per accorpare i vecchi consorzi Asi e di cui il primo presidente fu Alfonso Cicero, oggi noto per le pesanti accuse rivolte all’ex capo di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. Il destino di Irsap rischia di rimanere segnato, più che per le sue funzioni e la sua utilità, dall’inchiesta della procura di Caltanissetta che, proprio in riferimento al sistema-Montante, sta tentando di capire quanto le nomine ai vertici dell’istituto siano state dettate dal potente amico dei politici, che non dalla politica stessa.

Occhipinti e Musumeci

In mezzo al polverone attuale, Irsap è stato affidato alle cure dell’imprenditore Gianni Occhipinti, ragusano, uomo tutto d’un pezzo con una acclarata conoscenza delle dinamiche del settore (tant’è che gli uffici delle Attività Produttive hanno dato parere favorevole dopo averne visionato il curriculum). E’ nel cda di villaggi turistici e alberghi, è a capo del Distretto Turistico degli Iblei, un ente riconosciuto dalla Regione la cui mission è il potenziamento, lo sviluppo e la promozione dell’offerta turistica integrata in un territorio, quello ragusano, che risulta tuttora in espansione. E’ uno che non ha disdegnato l’impegno in politica – è stato presidente del consiglio provinciale di Ragusa sotto i vessilli di Forza Italia, ha fondato il movimento civico Insieme e vanta buoni uffici presso il governatore Musumeci, avendo contributo alla sua affermazione elettorale – ma ha sempre privilegiato l’attività d’impresa: “Mi sento più imprenditore perché è il mio pane quotidiano e mi dà adrenalina – disse qualche tempo fa in un’intervista – La politica è passione: un interessarsi al territorio e un tentativo di dare un contributo sano alla comunità”. Nella scelta di Musumeci dunque pare esserci un cambio di metodo: non il nome di un amico, ma quello di un uomo fidato e capace.

Nello Musumeci e Giovanna Candura

Lo stesso dicasi per Giovanna Candura, al di là del contributo che riuscirà a dare alla Camera di Commercio di Caltanissetta, di cui è stata nominata commissario. Anche questa è una realtà “legata” a Montante (ne era presidente e il cda si è dimesso in seguito al suo arresto). La Candura, però, non sembra esattamente l’ultima arrivata, né è estranea alla materia: dal 2006 al 2008, infatti, ha rivestito l’incarico di assessore all’Industria nell’ultimo governo Cuffaro, terminato con le dimissioni del governatore di Raffadali per le note vicende che lo condurranno a Rebibbia. Candura, che alle ultime Politiche ha perso il collegio di Gela in favore dei 5 Stelle, ha già spiegato che la “Camera di Commercio deve porsi come supporto e sostegno dell’iniziativa privata, favorendo i momenti d’incontro, dialogo e iniziativa tra le parti. Se non riesce nel suo intento, ha soltanto ostacolato la crescita della nostra provincia”.

Roberto Sanfilippo

Anche al Cefpas, l’ente di alta formazione dei medici, è andato un commissario noto: per la sua appartenenza politica (fece parte del gabinetto di Stancanelli, ex sindaco di Catania) e per la sua esperienza conclamata nell’ambito delle partecipate catanesi, di cui era definito il “dominus”. Professione ingegnere, Roberto Sanfilippo – altro fidatissimo di Musumeci – è stato a capo dell’Amt (azienda trasporti catanesi), ma anche dell’Ato 4, di InvestiaCatania e di una serie innumerevole di altri enti. Prima di “migrare” a Palermo, dove ha svolto attività d’impresa nei settori dell’energia, dell’ambiente e della formazione.

Un cambio di passo del governo sulle nomine, e sul metodo, traspare anche dalla Sanità. Dove sono stati prorogate i commissari di molte Asp (in attesa che si concludano le selezioni dei nuovi direttori generali) e decise le nuove nomine all’Arnas Civico di Palermo, al Villa Sofia-Cervello e al Policlinico di Messina. Si tratta di commissari con la valigia perché, dopo tempo immemore, anche la Sanità è riuscita a indire e completare i concorsi per il ricambio ai vertici delle aziende sanitarie: “La selezione dei nuovi direttori generali è di imminente conclusione, – ha spiegato l’assessore Ruggero Razza – la nomina dei commissari è stata formalizzata per 45 giorni e ho avuto modo di chiarire a tutti che, nel rispetto del lavoro della Commissione, si è ritenuto di adottare il criterio di non confermare alcuno dei commissari nominati nella medesima azienda”. Ciò vuol dire che chi è stato prorogato oggi, non sarà commissario domani. Almeno, non nella stessa azienda. E che le commissioni esaminatrici potranno svolgere il loro ruolo in totale autonomia e discrezione. Cose da paese normale, in un paese che non lo è mai stato.