La residenza per disabili psichici “Suor Rosina La Grua” di Castelbuono, dove i finanzieri hanno fatto scattare le manette per 17 persone (con l’accusa di tortura, sequestro di persona e maltrattamenti), è una delle 1.625 Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) accreditate dalla Regione siciliana, stante l’ultimo censimento aggiornato al 18 giugno 2020. Le RSA sono state introdotte in Italia a metà degli anni Novanta, e sono riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN): si tratta di strutture non ospedaliere, a carattere sanitario, che ospitano per un periodo di tempo, o a tempo indeterminato, persone non autosufficienti (questa è la principale differenza con le “case di riposo”), che possono essere assistite in casa e hanno bisogno di un’articolata assistenza sanitaria. Possono essere pubbliche o private (la maggior parte).

Nell’universo parallelo delle strutture assistenziali non tutto funziona come dovrebbe. La “Suor Rosina”, per altro, lavorava in convenzione con l’ASP 6 di Palermo, cioè percepiva soldi pubblici per svolgere un servizio che l’ASP – da sola – non riusciva a garantire. Il primo filone dell’inchiesta ha riguardato l’amministratore e i soci della Onlus che, secondo gli investigatori, sarebbero riusciti a conseguire l’accreditamento con la Regione e la successiva convenzione con l’ASP grazie all’utilizzo di documentazione falsa, ottenendo nell’ultimo quinquennio, spacciandosi per no-profit, erogazioni pubbliche per 6,2 milioni di euro. Una parte dei quali utilizzati per l’acquisto di auto o per il pagamento di viaggi e alberghi.

Ai domiciliari, con l’accusa di corruzione, è finito anche un collaboratore amministrativo presso l’Unità Operativa Complessa “Assistenza riabilitativa territoriale” dell’ASP medesima, che oltre a non esercitare alcun controllo sulla RSA, avrebbe fatto assumere il figlio e la nuora all’interno della (finta) Onlus. “I responsabili della struttura, oltre che truffare l’ASP per circa 7 milioni di euro e corrompere un pubblico funzionario per ottenere favori – ha detto il generale Antonio Quintavalle Cecere -, hanno adottato un comportamento assolutamente contrario alle finalità di un ente senza scopo di lucro impegnato nel sociale, peraltro utilizzato spesso come ‘cassa’ per le esigenze personali degli indagati”.

Un altro elemento di cronaca degli ultimi giorni, riferito all’assistenza sociale, giunge da Messina. Dove è scattato un sequestro da 100 milioni per l’imprenditore Giuseppe Busacca, presidente della Società Cooperativa Sociale Genesi, che gestisce (o meglio, gestiva) un impero fra strutture riabilitative e case di riposo: da Villa Ardesia, a Pace del Mela, passando per Villa Iris, a Milazzo, e Villa Blu, a San Filippo del Mela, che proseguiranno la loro attività sotto il controllo di un amministratore giudiziario. A differenza della Onlus di Suor Rosina, però, la Genesi non compare in alcun modo nella lista di accreditamento della Regione. Gli inquirenti passeranno al setaccio le conversazioni di Busacca con Santino Napoli, un infermiere già condannato per associazione mafiosa. Il volto “pulito” del clan dei Barcellonesi, secondo chi ne aveva ordinato l’arresto nel 2017. Una storiaccia che avrà il suo epilogo in tribunale.

Come quella di Castelbuono. Dove la “casa degli orrori”, in cui anziani e disabili venivano menati e umiliati, costretti a dormire per terra e fare i bisogni sul pavimento, ha già provocato una caterva di reazioni. Anche dalla politica. Il comitato nazionale per l’inclusione sociale del Movimento 5 Stelle, infatti, ha redatto una nota per esprimere disagio e preoccupazione: “Purtroppo non è il primo caso in cui persone fragili sono vittime di carnefici che invece di prendersi cura di loro li torturano e maltrattano. Tutto questo è inaccettabile e, oltre ad adottare serie misure punitive per questi reati, è necessario intervenire per prevenire situazioni del genere valutando l’uso di strumenti di controllo come la video sorveglianza e ispezioni a campione anche al fine di verificare la persistenza dei requisiti di accreditamento”. Ed è questo il punto: chi controlla e come. Specie per una residenza convenzionata con l’ASP, e destinataria di finanziamenti pubblici, l’attività di vigilanza è sacrosanta.

Il Sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio-sanitarie è stato aggiornato nel 2017 da Baldo Gucciardi e Carmencita Mangano, rispettivamente assessori alla Salute e alla Famiglia del governo Crocetta. Con l’obiettivo di “migliorare l’assetto della qualità di presa in carico, di pianificazione degli interventi assistenziali e nella considerazione della omogenea distribuzione nel territorio regionale”. L’attività di revisione mira, fra le altre cose, ad “assicurare l’appropriatezza dei percorsi di cura” e a “migliorare i processi di organizzazione”, concedendo l’accreditamento, cioè l’accesso alle attività di cura e riabilitazione per le persone non auto-sufficienti (anziani, disabili, minori), alle strutture che possiedono determinati requisiti organizzativi, strutturali (e tecnologici) e di personale. Serve un malloppo di sessanta pagine per elencarli tutti.

Oltre alla valutazione dei requisiti concessi – che spetta al Servizio 9 del dipartimento regionale di Pianificazione Strategica dell’assessorato alla Salute – bisognerebbe però garantire un controllo ex post, per capire che tutto proceda come da “accordi”. E’ un percorso decisamente impervio, che richiederebbe una quantità di personale stratosferico. La sanità siciliana, storicamente, è sottodimensionata nei numeri. Da qui il tentativo di prorogare i contratti al personale sanitario e amministrativo assunto per l’emergenza Covid. Trovare qualcuno che si occupi di ispezionare le RSA e le Case di Riposo, spesso trasformate in lager da operatori senza scrupoli, sarebbe utile a riaffermare la decenza che si deve ai malati.

Razza: “Avvieremo un’indagine interna”

“Non appena gli atti saranno ostensibili, chiederò all’Autorità giudiziaria di potere acquisire il provvedimento cautelare emesso dal gip per avviare un’indagine interna all’Asp di Palermo finalizzata a verificare se sussistano responsabilità o mancati controlli da parte dei dipartimenti competenti. Non sono più disposto ad accettare che fatti di questa meschina violenza contro persone inermi passino nel silenzio, come se la pubblica amministrazione non abbia un onere di controllo. Alle persone offese da queste condotte indegne e immorali, e ai loro familiari, giunga la mia solidarietà e il mio personale pensiero di vicinanza”. Lo afferma l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza in merito ai maltrattamenti subiti dai disabili fisici e psichici residenti nella struttura di Castelbuono al centro dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Termini Imerese.