A Palermo è caos attorno alla Gesap. Il Cda della più importante azienda della Sicilia occidentale, che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino, è decaduto a causa delle dimissioni di tre membri del board (su cinque): hanno salutato Li Calzi, Cacciatore e Scalia, i fedelissimi del sindaco Orlando, che ha la maggioranza in seno alla partecipata (quale massimo rappresentante della città metropolitana). Un vero e proprio terremoto che si giustifica con la scarsa adesione del presidente, l’ing. Tullio Giuffrè, ai desiderata di Orlando e del suo vicesindaco, Fabio Giambrone, fino all’altro ieri massimo rappresentante di Gesap. Adesso Giambrone si occupa di Gh, la partecipata che gestisce i servizi a terra dello scalo, ma – dicono – la sua influenza sullo scalo è rimasta intatta. Giuffrè, che all’epoca era stato indicato da sindaco e vice-sindaco, non avrebbe avallato alcuni progetti della coppia: tra i quali, ad esempio, l’approvazione di una delibera che sblocca alcuni avanzamenti di carriera, per i quali sono già pendenti una cinquantina di cause da parte di dipendenti di fronte al giudice del Lavoro. O, ancora, non avrebbe dato al Comune la possibilità di far entrare la Gesap (l’unica coi conti in attivo) nel bilancio consolidato delle controllate. E infine la “grande” colpa di Giuffré sarebbe quella di non essersi mai pronunciato contro il progetto del governo Musumeci che aspira a riunificare le società di gestione di Palermo e Birgi, contro cui Orlando fa da sempre le barricate.