Nel calendario prossimo venturo di Leoluca Orlando ci sono due appuntamenti segnati in rosso: il primo di natura istituzionale, al quale non ha potuto sottrarsi, è il Consiglio comunale di oggi, richiesto dalle opposizioni per fare il punto sul caos dei Rotoli; il secondo, più mondano, è la festa dell’Unità di giovedì e venerdì prossimo a Marina di Ragusa, ove il sindaco di Palermo – da programma – dovrebbe partecipare a un tavolo sull’emergenza incendi. Il Partito Democratico, per Orlando, rappresenta oggi un’ancora di salvezza, un modo per guardare al futuro senza rammaricarsi del presente. Un trampolino di lancio, volendo, per future avventure istituzionali. Magari lontano da Palermo, una città in fiamme che il professore non riesce a spegnere.

Le difficoltà sono lampanti e le accuse si sono moltiplicate. Anche da sinistra, ad esempio, dove i suoi amici – gli unici rimastigli a Sala delle Lapidi – di Sinistra Comune (il partito di Giusto Catania, contestatissimo assessore alla Viabilità) spingono per soluzioni estreme allo scopo di “smaltire” le 990 bare rimaste in deposito ai Rotoli: “La soluzione esiste già, e sono i mille loculi presenti e disponibili nel cimitero privato di Sant’Orsola – hanno scritto in una nota -. La convenzione col Comune sta funzionando ma troppo lentamente” e “molte famiglie non possono permettersi gli 800 euro necessari” per acquistarne uno. Quindi “le autorità preposte devono procedere con la requisizione dei loculi presenti nei cimiteri privati, ovviamente indennizzando gli enti, e avviare subito le procedure necessarie alla tumulazione di tutte le salme non seppellite”. La situazione, ovviamente, è più complicata di così. Il tendone che ospita le bare è stracolmo e a causa delle alte temperature, molte di esse sono esplose: profanazione della dignità dei vivi e dei morti.

Il sindaco Orlando, dopo aver liquidato l’assessore D’Agostino (era il luglio dello scorso anno), aveva promesso di risolvere la situazione in prima persona. Non solo non c’è riuscito, ma l’ha persino aggravata. Poi si è affidato a Costumati, l’assessore di Italia Viva “indotto” a dimettersi per divergenze “partitiche”, e infine a Tony Sala, che insieme al prof., sta tentando in qualche modo di dirimere il groviglio. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E l’unico tag che risuona dalle parti di palazzo delle Aquile, oltre a #Rotoli, è #mozionedisfiducia. Un tema trito e ritrito su cui le opposizioni hanno avuto pochissimo coraggio (per i motivi più svariati, ad esempio che a nessuno piace perdere la poltrona) ma che adesso sembra l’unica via d’uscita dallo stallo. Ci pensa pure la flotta di Italia Viva, che qualche settimana fa, abbandonando la maggioranza, ha sancito il declino del sindaco.

“A Palermo – hanno scritto in una nota i tanti consiglieri leghisti – non è corretto parlare di una emergenza cimitero, di una emergenza rifiuti, di una emergenza manutenzioni stradali, di una emergenza ponti pericolanti, di una emergenza trasporto pubblico inesistente, di una emergenza inquinamento, di una emergenza crisi attività produttive. A Palermo non si può parlare di singole emergenze specifiche, ma di una unica, grande emergenza che riguarda l’intera città e tutti i settori: l’assenza di un Governo reale e la presenza, solo formale, di un sindaco interessato unicamente alla propria visibilità internazionale, frutto di una narrazione tossica su fantomatici cambiamenti e ancor più fantomatici risultati”. La presenza di Orlando, da un lato, ha rafforzato l’immagine di una Palermo accogliente; dall’altro ha fatto proliferare il gruppo del Carroccio al Consiglio comunale (oggi composto da cinque unità), stimolando più volte l’intervento diretto di Matteo Salvini, che s’è fatto portavoce di un’interrogazione parlamentare, della richiesta di commissariamento del cimitero (a cui nelle ultime ore ha aderito anche il Movimento 5 Stelle) e, nelle prossime settimane, tornerà sul luogo del delitto – ai Rotoli, appunto – per denunciare uno scempio che neanche Selvaggia Lucarelli.

A proposito: con l’arrivo della giornalista del Fatto Quotidiano in città, il prossimo 25 agosto, tornerà certamente di moda la crisi dei rifiuti. Che la Rap, negli ultimi giorni, è riuscita in parte a riassorbire, smaltendo 700 tonnellate di monnezza rimasta sui marciapiedi. Ma gli incendi notturni, specie l’ultimo in zona Oreto, lasciano col fiato sospeso. Specchio di una città che non si piace, che non si rispetta, che non tollera. E di una società della nettezza urbana che non ha mai funzionato a dovere, e che la mancata approvazione del Piano economico finanziario della Tari, con un riconoscimento di alcuni extracosti da parte del Comune, rischia di mandare gambe all’aria, sull’orlo di un altro fallimento (dopo quello di Amia). Scenari di crisi che si sommano. “Di fronte a questa unica, grande emergenza che si chiama Leoluca Orlando, c’è una unica soluzione – protestano i consiglieri leghisti -: che il sindaco liberi la città dalla sua ingombrante e dannosa presenza. E visto che non intende farlo, resta solo la mozione di sfiducia, che abbiano già depositato da tempo con alcuni colleghi, e che invitiamo tutti i consiglieri che amano la città a firmare subito”.

La mozione difficilmente arriverà a compimento. Nonostante i numeri travolgenti delle opposizioni. A Orlando sono rimasti appena nove consiglieri e il Pd, che ne esprime solo un paio, non può garantirgli alcun tipo di copertura politica a riguardo. La transumanza sua e degli assessori nel partito di Letta, qualche tempo fa, è parte di un progetto più ampio e futuribile: ossia l’ambizione del sindaco a rivestire incarichi di rilievo. Magari al parlamento nazionale. Nel frattempo il ‘professore’ è in ferie. Dirige la macchina da lontano, firma ordinanze – come quella per imporre il divieto di balneazione a Mondello – da remoto, tiene solo contatti telefonici, si accerta che tutto vada male senza metterci la faccia. E non lesina le solite ‘sparate’, come il video in cui si dice pronto ad accogliere gli afghani in fuga dal regime talebano. Uscite che, in altri contesti, parrebbero di buon senso; ma che nell’attuale situazione incendiaria in cui versa la città, suonano come l’ennesimo sfregio ai palermitani.

L’ennesimo, sì. Bisognerebbe occuparsi, e subito, dalla presenza di alluminio nell’acqua. Dal 2 agosto in sette quartieri non è possibile consumare l’acqua dei rubinetti: per cucinare e lavarsi i denti bisogna ripiegare sulle bottigliette di minerale, e non è chiaro il motivo. Non ci sono risposte nemmeno sullo sversamento del depuratore di Acqua dei Corsari, che ha portato la Procura ad aprire un’inchiesta su Amap, la società che gestisce gli acquedotti. All’Ars hanno chiesto notizie del sindaco un paio di volte, in audizione, assieme ai vertici della municipalizzata. Magari per esigere un rimborso per tutti i palermitani che pagano a vuoto il servizio di depurazione. Ma Orlando non s’è nemmeno palesato per dare chiarimenti, lasciando di stucco la commissione Ambiente.

Di cui fa parte il Cinque Stelle Giampiero Trizzino, papabile candidato a sindaco nella prossima primavera, che ha riassunto brillantemente la questione: “Ricapitolando. Se sei un turista in visita a Palermo (culla arabo-normanna, ex capitale della cultura e patrimonio dell’Unesco, tanto per dirne alcune) devi: schivare le discariche dei rifiuti disseminate lungo le strade della città e attorno ai monumenti storici; non bere acqua dai rubinetti, perché contaminata da quantità fuori norma di alluminio, pericoloso per la salute; non farti il bagno né da un lato né dall’altro della costa, perché a sud c’è un depuratore che non funziona e a nord se solo ci provi ti ritrovi a “nuotare in una fogna”. Ora, è pur vero che in un territorio grande come quello di Palermo le responsabilità di uno o più “malfunzionamenti” non possono essere ricondotte solo all’amministrazione pubblica. Purtroppo – conclude Trizzino – esistono delinquenti che buttano rifiuti qua e là, oppure che nottetempo riversano in mare il contenuto di un autospurgo. E’ vero. Ma è anche vero che Palermo non può vivere senza controlli, abbandonata a se stessa. Non può galleggiare. Non se lo merita”.

In queste ore l’emergenza di Mondello è già rientrata (in molti, comunque, denunciano che “l’acqua è gialla”), ma le altre problematiche resteranno sul tappeto. Mentre il sindaco di Palermo, una volta passato dal Consiglio comunale, potrà tornare in ferie fino al 27, giorno dell’intervento alla Festa dell’Unità. Un palco da cui rilanciare la propria immagine, magari la propria visione di Palermo (che “non va dispersa”), i progressi culturali della quinta città d’Italia in termini di arte e di accoglienza. Dimentichi del vero fuoco che l’avvolge.

Orlando e l’emergenza cimiteri: subito un cronoprogramma

“La seduta comunale di stamattina è stata molto utile per consentire all’amministrazione di esporre dettagliatamente le ragioni di criticità dell’attuale emergenza. Provvederò a redigere un cronoprogramma esponendo, punto per punto, le soluzioni per le singole criticità e i tempi nei quali queste potranno essere risolte a seguito di interventi dell’amministrazione comunale e delibere del consiglio comunale”, ha detto il sindaco Leoluca Orlando. “Sarà possibile così – ha aggiunto – dare una risposta al dolore dei familiari ai quali esprimo il disappunto e il rammarico impegnandomi, insieme agli uffici comunali e al consiglio comunale, a fornire risposte concrete assumendosi ognuno la propria responsabilità. Laddove si dovranno affrontare interventi particolarmente complessi, ciò sarà esposto nel cronoprogramma per capire se un intervento rientra o meno nelle competenze del sindaco o del consiglio comunale o se è, dunque, necessario chiedere l’intervento di altri organismi. Sulla base di questo documento, che tiene conto delle indicazioni del consiglio comunale, adotterò le ordinanze necessarie”.