Di buono c’è il risultato – un 2-0 che fa classifica e morale – ma il nuovo Palermo di Giacomo Filippi è ancora da registrare. Specie la retroguardia, che nei primi 20’ balla al cospetto della squadra di Daniele Di Donato, ex di turno oggi alla guida del Latina. La formazione ospite preme e rischia più volte di andare in vantaggio. Alle mezz’ora, però, l’episodio che cambia la partita: grave errore della difesa ospite, Brunori ne approfitta e si guadagna il rigore e l’espulsione di Marcucci. Realizza Floriano dagli undici metri, ma per gli ospiti la cosa peggiore è l’inferiorità numerica. In avvio di ripresa un grande Pelagotti sventa la minaccia ospite. A tempo scaduto ci pensa Soleri a procurarsi un altro penalty e a realizzarlo per il 2-0 finale.

La vigilia di Mirri

Il presidente Dario Mirri, che inizia questa terza stagione alla guida del club senza il partner che l’ha sostenuto nelle prime due (Tony Di Piazza), non esclude di vendere la società: “Puntiamo alla B senza nessuna alternativa – ha detto il patron della Damir a Repubblica -. Se l’anno scorso eravamo una matricola, quest’anno non lo siamo. Lo sconto dell’anno scorso adesso è finito. O serie B o nulla. Non ci sono alternative rispetto ai programmi e agli investimenti futuri. La serie C non è economicamente sostenibile. Le faccio un esempio: dai diritti televisivi collettivi incassiamo come la Paganese o il Picerno. Non importa che rappresentiamo la quinta città d’Italia”. E comunque “il Palermo è in vendita dal primo giorno. Certamente non sarò io il limite a un eventuale cessione. Io sarei felicissimo di tornare a fare il tifoso. Ho la mia azienda e i miei interessi. Il Palermo ha un piano triennale che stiamo rispettando ma, a parte gli affetti, tutto è commerciabile. Una società di calcio si può vendere e acquistare al pari di un’automobile. Nessuno può pensare di essere padrone della squadra. Noi siamo soltanto temporanei custodi di un bene collettivo”. Al momento però manca un acquirente qualificato.