La fine di Orlando lentamente si avvicina. E Palermo si appresta a una fase di “liberazione” che secondo lo scrittore Roberto Alajmo, ex direttore del Teatro Biondo, “sarà ancora peggio. Neanche un superuomo ce la potrebbe fare”. Il pessimismo, però, non sembra regnare nel centrodestra, dove i candidati a sindaco pullulano di interesse e di ambizioni. Fin qui se ne contano sette: in pole position ci sono Roberto Lagalla e l’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio. Restano in ballo il leghista dell’ultim’ora, già vice di Cammarata, Francesco Scoma; la meloniana Carolina Varchi, l’autonomista Totò Lentini, l’avvocato Francesco Greco (in quota FI come Cascio); e Alessandro Aricò, attuale capogruppo di Diventerà Bellissima all’Assemblea regionale. E’ una partita che Salvini e Micciché sperano di chiudere entro l’anno, per poi affrontare la campagna elettorale con una buona rincorsa.

Sui temi, in effetti, non bisognerà sforzarsi più di tanto. Ci ha pensato Leoluca Orlando a riempire fino all’orlo il libricino dei sogni dei rivali. Solo che questa volta servirà uno sforzo immane. Gli ultimi anni d’Amministrazione sono bastati a incancrenire le questioni ataviche di Palermo: dalla monnezza alla viabilità. Mentre la questione dei cimiteri, col dramma dei Rotoli e delle bare insepolte, è in parte una novità di cui la quinta città d’Italia avrebbe fatto volentieri a meno. Sputtanata in ogni dove per non saper garantire un minimo di dignità neanche ai morti. Basterebbe questa mera elencazione per far recedere chiunque dall’intento di candidarsi. E invece s’è scatenata una corsa senza precedenti. Un atteggiamento che Micciché definisce “da perizia psichiatrica” ben conscio del fatto che per risollevare Palermo “servirebbe una specie di Einstein, ma dubito che lo troveremo”.

Nell’attesa di godersi la pensione – anche se il professore in pensione non ha alcuna intenzione di andarci – in Consiglio comunale continua la paralisi dovuta al piano triennale delle Opere pubbliche, che al suo interno contiene una postilla per garantire vita natural durante il finanziamento per tre nuove linee di tram. E’ (soprattutto) per questo che gli orlandiani, assieme al Movimento 5 Stelle (fin qui sempre all’opposizione) e a Sinistra Comune, si sono blindati all’interno di Sala delle Lapidi, chiedendo un atto di responsabilità al resto del civico consenso affinché si giunga al voto: “Se è vero che qualcuno vuole portare in votazione l’atto, si smarchi da questo teatrino e lo dimostri”, assumendosi “le proprie responsabilità di fronte alla città”. Ma la nuova maggioranza, rimpolpata dai renziani, non se lo sogna nemmeno. E mentre tutto questo accade, nel totale disinteresse dei palermitani, ci sono questioni più grandi che rimangono fuori dal dibattito: ad esempio il piano di riequilibrio che dovrebbe evitare al Comune di andare in dissesto. Nessuno l’ha visto. La crisi dei conti e l’ultima inchiesta che ha coinvolto Orlando (indagato per falso in bilancio) sono facce della stessa tragica medaglia. Temi su cui il sindaco preferisce non intervenire.

“Siamo a un punto di non ritorno – sentenza Alessandro Anello, consigliere e coordinatore cittadino della Lega –. Lo avevo annunciato l’anno scorso, quando presentammo la mozione di sfiducia: chi all’epoca sosteneva il sindaco, e decise di non votarla, si sarebbe assunto la responsabilità di trascorrere mesi e mesi d’agonia. Così è stato. L’Amministrazione è allo sfascio”. E a fronte degli esempi già citati, Anello ne propone degli altri: “Da un anno non si fa la manutenzione delle strade. Con la modifica del contratto di servizio della Rap, la società della nettezza urbana, la competenza è caduta nel vuoto. Si disse che sarebbero stati pubblicati dei bandi per l’affidamento del servizio, ma non è mai accaduto. Inoltre, la raccolta dei rifiuti è in peggioramento: siamo sotto il 20% di differenziata, lontanissimi dai livelli standard delle altre città d’Italia. Inoltre, nelle classifiche sulla qualità della vita, come quella pubblicata di recente da ItaliaOggi, siamo sempre agli ultimi posti”. Alla posizione numero 99, per l’esattezza (su 107). Poi ci sarebbero la frazioni e viale Regione che si allagano alle prime piogge; gli impianti di depurazione che non funzionano; l’acqua che scarseggia; la pubblica illuminazione falcidiata; le discariche abusive sui marciapiedi.

Ovunque la si guardi, la crisi è conclamata. Alajmo afferma che “una città così incanaglita non me la ricordo, nemmeno ai tempi pessimi di Ciancimino”. Anello si limita ad affermare che “il sindaco Orlando è completamente distaccato dalla realtà e non si rende conto che la sua narrazione è finta”. Anche sul fronte del turismo la ripresa è stagnante, quasi inesistente: “Il turismo doveva essere una leva fondamentale per far riprendere questa città, ma abbiamo tuttora i box informazione chiusi e non si sono incentivati i flussi – sostiene il consigliere della Lega -. E’ vero che c’è stata la pandemia, ma adesso si sta ripartendo e anche noi dovremmo farlo nel miglior modo possibile”.

Anche la questione ‘tram sì, tram no’ – dopo che Palermo s’è ridotta a un colabrodo per i cantieri infiniti – risulta intollerabile. Fabrizio Ferrandelli, uno che si è sempre speso per una mobilità alternativa, ha chiesto di non concentrarsi “su ciò che ognuno di noi rappresenta adesso, ma sulle generazioni che verranno dopo. La mobilità non va ipotecata necessariamente con altre linee di tram”, ma “bisogna immaginare un’integrazione con la Mal, la metropolitana automatica leggera. La chiusura di alcuni tratti di anelli tranviari oggi è ineludibile per ottimizzare performance e costi. Fin qui il tram genera una perdita di 11 milioni: visto che la gestione delle nuove linee dovrebbe essere a carico dell’Amministrazione e dell’Amat, e in attesa di fare chiarezza sui conti (visto che un piano di riequilibrio non c’è stato ancora presentato), possiamo spingerci a tanto?”.  I fondi, come spiega anche Anello, non saranno persi: “Chi si avventura nell’occupazione dell’aula, come fossimo a scuola, per difendere questa causa sta sbagliando due volte. Punto primo: non si perde alcun finanziamento. Punto secondo: non è possibile che una consiliatura agli sgoccioli, e le posizioni arroccate di un sindaco, segnino il destino della città dei prossimi 15-20 anni. Il piano urbano di mobilità e traffico non funziona e va modificato. Io non sono contro il tram, ma contro “questo” tram”.

Ora come ora è necessario individuare il successore di Orlando. A sinistra sono partite le interlocuzioni fra il Pd e il M5s, che considera l’eredità Leoluca come una tassa da evadere. Dall’altro lato regnano la foga e la confusione: “C’è bisogno di un sindaco che lavori pancia a terra – commenta Anello – per risollevare la città da questo precipizio. E che non abbia la concezione dell’uomo solo al comando. Come centrodestra stiamo facendo di tutto per allargare il perimetro della coalizione ed esprimere una candidatura unitaria. Senza dimenticare che insieme al primo cittadino lavorerà un’intera squadra, che deve essere composta da persone competenti, che vadano a ricercare le soluzioni negli uffici di ogni assessorato. In grado di sviluppare le interlocuzioni col governo regionale e nazionale. Questo deve rappresentare il punto di partenza”.

Anello conferma che il nome indicato dalla Lega al tavolo del centrodestra è quello di Francesco Scoma. “Ma più che sul nome – e il nostro è assolutamente valido – dobbiamo concentrarci sulle convergenze. Cioè fare in modo che tutte le formazioni politiche, e non soltanto una o due, sostengano la scelta del candidato. All’ultimo vertice abbiamo detto che ci saremmo riaggiornati entro una decina di giorni”. Il tempo scade domani. Quello di Orlando, invece, è già scaduto ampiamente.