Ci sono passioni che nascono da bambini. Alcune che portiamo dentro, altre che si sviluppano nel corso dell’esistenza. Passioni che diventano un faro, una bussola del proprio destino. Quella di Paolo Vicari è una storia senza precedenti, batterista ennese, ventisette anni. Una folgorazione per la batteria nasce negli anni dell’adolescenza, e gli è valsa una carriera brillante, da lì a poco sui palchi più prestigiosi a fianco dei più grandi jazzisti della musica contemporanea. Artisti come Patti Austin e Russel Malon, per citarne alcuni. Tra le fila del Brass Group di Palermo, Paolo è cresciuto accompagnando gli artisti che di anno in anno si annoverano nelle stagioni della Fondazione jazz palermitana.

L’Orchestra Jazz Siciliana e il suo ingaggio per Paolo arrivano dopo sei mesi di immersione in Austria nel linguaggio del jazz, con il batterista americano Howard Curtis e il trombettista serbo Stjepko Gut al KUG Jazz Institute di Graz. L’unico italiano selezionato. “La prima volta che mi sono seduto alla batteria, ho capito che era lo strumento della mia vita. Il pianoforte, che avevo studiato qualche anno prima non mi aveva trasmesso la stessa vibrazione. Era come se già sapessi dove mettere le mani, e come tenere le bacchette. Credo che non siamo noi a scegliere lo strumento ma è lo strumento che sceglie noi”. Studio, impegno ed energia. Alla base della storia musicale di Paolo, giovanissimo jazzista del panorama italiano, c’è una convinzione ferrea sul suo destino, e sulla sua passione per la musica. Quello che fa la differenza? Il modo di vivere questa vita musicale. “Mi sono trovato in situazioni gratificanti, sono sempre il più piccolo nei gruppi, in orchestra, con artisti americani o musicisti con cui suono”. Il segreto? “La concentrazione più totale, una preparazione psicologica e mentale oltre che musicale. Prendendo in mano la situazione”.

L’Orchestra Jazz Siciliana, il Brass Group, Toronto Jazz Festival, la musica con Claudio Giambruno e Roy Paci. In questi giorni Paolo è in tournèè con l’artista siciliano famoso per Aretuska. “Carapace” è il nuovo spettacolo di Roy Paci, in scena il 21 agosto al Castelbuono Jazz Festival, con una tournèe invernale in lavorazione, stavolta nelle inedite vesti di attore. Un racconto intimo e sincero della sua vita, accompagnato dalla tromba Sofia, e dal Corleone Ensemble con Paolo alla batteria, che ripercorre la storia di Rosario, un ragazzino siciliano che scopre la sua passione per la musica durante un corteo funebre. Una passione che lo trasforma nello “strano”, o meglio il ragazzino sognatore con la tromba. Roy diventa Rosario. Lo spettacolo è un omaggio al trombettista americano Roy Eldridge. I confini della sua isola gli stanno stretti al punto da imbarcarsi e girare il mondo alla ricerca di nuovi suoni e melodie. Il ritmo di una marcia funebre di New Orleans mischiata ad una festa patronale siciliana scandiscono un viaggio ricco di soddisfazioni e incontri, di grandi fatiche e sacrifici. “Carapace” è una corazza che ci costruiamo nel corso della vita, uno slogan ad una manifestazione per la pace. Suoni, silenzi e parole sono stati costruiti insieme al regista Pablo Solari.

Il Toronto Jazz Festival è un altro tassello di grande prestigio della storia musicale di Paolo, uno dei più importanti festival jazz del mondo. Una delegazione di gruppi italiani selezionati e sostenuti dall’Istituto Italiano di Cultura in Canada, uno spazio destinato all’Italia jazz più meritevole. In questa, il gruppo guidato dal trombettista siciliano Giacomo Tantillo, accompagnato dall’insostituibile ritmica di Vicari è stato selezionato per rappresentare l’Italia del Jazz. Con Claudio Giambruno, sassofonista raffinato, una fiamma del jazz italiano, pochi giorni fa in Belgio, Paolo ha lavorato alla quarantesima edizione del Goupi Jazz Festival, con nomi importanti che si sono esibiti prima e dopo al gruppo siciliano, due gruppi americani presenti nei dischi più importanti del jazz.

“La musica è la mia vita”. Questa la risposta di Paolo ad una domanda che pare scontata ma non lo è. “Cos’è per te la musica?”. “Una cosa importante per il territorio, per la crescita è il confronto degli artisti stranieri con gli artisti siciliani”. Merito al Brass Group, che oltre all’Orchestra Jazz Siciliana permette a Paolo di accompagnare gli artisti delle stagioni musicali con una sezione ritmica affiancata da Giuseppe Costa e Riccardo Randisi. “Non c’è vita senza musica, i giorni prima del concerto non vedo l’ora di suonare. Qualche secondo prima di salire sul palco, l’emozione sale per trasformarsi un attimo dopo in adrenalina ed energia positiva. Penso alla musica e al concerto. Concetrazione, esercizio e un bel respiro. Dopo il primo minuto, ho messo già la quinta per partire spedito”. E l’empatia tra i colleghi? “I primi minuti del concerto servono a decodificare il linguaggio dei musicisti presenti con te sul palco. Come parlano e dove vogliono arrivare. La musica è una magia, fa andare tutto bene al di là del carattere tra i musicisti”. “Più ascolti, più sai”.

Se c’è un consiglio che Paolo darebbe ai giovani musicisti, perché dal 2016 Paolo è docente di batteria jazz al Conservatorio Toscanini di Ribera e dal 2018 alla Scuola Popolare del Brass a Palermo, è ascoltare musica oltre la tecnica. Tra i prossimi concerti ci sono il Mufara Fest a Piano Battaglia martedì 13, un concerto ad Altavilla Milicia, Roy Paci il 21 agosto a Castelbuono e due eventi di presentazione del nuovo disco “Introducing” con Claudio Giambruno e Giovanni Villafranca con il We3o, il 23 al Sant’Agata Jazz Festival e il 30 agosto Enna. Diciotto concerti solo nel mese di agosto. “Il jazz toglie via la polvere dalla vita di tutti i giorni”. Con queste parole del grande batterista Art Blakey si può inquadrare la vita di Paolo Vicari Lo spirito, l’approccio alla musica, guerriero, combattivo, aggregante. Un approccio infuocato e nervoso del jazz diversamente da quello più intimistico ed etereo presente nello stesso genere.