Musumeci attacca come un cane rabbioso. Non ci sta a caricarsi addosso il peso delle responsabilità di quanto successo nelle ultime ore. Troppe catastrofi insieme per un governatore che ha appena compiuto un anno a palazzo d’Orleans. E anche il buonsenso, in realtà, imporrebbe di cercare altrove i responsabili. Le piogge cadute su tutta la Sicilia, che nel giro di poche settimane hanno spazzato via strade, colture e dodici vite umane, in realtà invocano giustizia: “Cadranno altre teste – ha detto il presidente della Regione dopo la giunta straordinaria convocata in seguito alla tragedia di Casteldaccia – Abbiamo stanziato soldi e stabilito procedure di somma urgenza per ripulire gli alvei dei fiumi stanziando, tre mesi fa, sette milioni. Bene, sette Geni civili su nove risposero mentre Palermo e Catania dissero che non c’erano esigenze. Per questo i due dirigenti adesso hanno scelto di andarsene quando ho avviato una indagine. Ed hanno fatto bene”.

La scure minaccia ancora gli inadempienti. I burocrati che bloccano tutto, i sindaci che soprassiedono, i cittadini che dovrebbero fare i cittadini e avere a cuore le sorti di un territorio su cui negli anni si è abbattuta una speculazione edilizia senza precedenti: “Scriverò a tutti i 390 sindaci siciliani perché impediscano l’uso delle abitazioni costruite nell’alveo dei fiumi anche solo per un giorno. Se non si possono ancora abbattere, che vengano interdette all’uso. E poi bisogna avere il coraggio di abbattere le strutture abusive. Se non ci sono i soldi chiederemo un intervento straordinario al governo nazionale. Chi parla di sanatoria in casi come questi lo denuncio per crimine contro l’umanità”.

Ne ha per tutti Nello, che dal suo insediamento – oltre a produrre pochi atti, ma “bisognava rimettere in moto la macchina” si è sempre difeso – ha avviato una caccia alle streghe che a Palermo non si era mai vista. Per ripulire la pubblica amministrazione da quei burocrati che alimentano il caos con le loro lungaggini. Ma al buon Musumeci è mancato il coraggio di una grande riforma, che rimetta mano all’intero sistema della pubblica amministrazione siciliana. Quella sì che potrebbe cambiare le carte in tavola e ridurre gli strepiti quando qualcosa non va.